Nel quarto trimestre 2015 l’occupazione risulta stabile, dopo la crescita nei due trimestri precedenti, ma all’aumento registrato nel Nord e nel Centro si contrappone la riduzione nel Mezzogiorno. Il tasso di occupazione sale soprattutto tra i 50-64enni mentre il tasso di disoccupazione rimane invariato e quello d’inattività diminuisce. La stabilità dei livelli occupazionali complessivi è la sintesi di un consistente aumento del numero dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato (99 mila in più rispetto al terzo trimestre), bilanciato da cali dei dipendenti a termine (-43 mila) e degli indipendenti (-48 mila). Lo rileva l’Istat.
I dati relativi a gennaio 2016, al netto della stagionalità, registrano una crescita degli occupati (+70 mila) che tornano al livello di agosto, dopo le variazioni nulle di ottobre e novembre e il calo di dicembre.
L’aumento tendenziale dell’occupazione registrato nel quarto trimestre (+184 mila) è dovuto quasi esclusivamente agli uomini e risulta trainato dai lavoratori dipendenti, cresciuti di 298 mila unità, in gran parte a tempo indeterminato (+207 mila) e, tra i dipendenti a termine, dall’incremento di quanti hanno un lavoro di durata non superiore a sei mesi. Accanto alla risalita degli occupati a tempo pieno, l’aumento del lavoro a tempo parziale coinvolge soprattutto quello di tipo volontario.
I dati di flusso mostrano che, a distanza di dodici mesi, crescono le transizioni dei dipendenti a termine verso il lavoro a tempo indeterminato (+3,5 punti) e i passaggi da collaboratore a dipendente (+14,4 punti) sia a termine sia a tempo indeterminato. Inoltre diminuisce la permanenza nella disoccupazione (-5,1 punti) e aumenta la probabilità di transitare nell’occupazione (+2,1 punti) o nell’inattività (+3,0 punti).
Dal lato delle imprese si registra, su base congiunturale e tendenziale, un considerevole aumento di utilizzo del lavoro sia per le posizioni lavorative sia per le ore lavorate, anche per la consistente riduzione del ricorso alla Cassa integrazione. La crescita è robusta nei settori dei servizi e, per la prima volta dal secondo trimestre del 2008, torna anche nell’industria. Le dinamiche delle posizioni in somministrazione e del tasso di posti vacanti, due indicatori utili a valutare le tendenze prospettiche dell’assorbimento di posti di lavoro da parte delle imprese, segnalano una relativa debolezza congiunturale, associata tuttavia a tendenze positive su base annua. L’aumento delle retribuzioni di fatto è risultato superiore all’inflazione, con una prosecuzione del recupero di potere d’acquisto al lordo delle imposte. Continuano a diminuire gli oneri sociali, per effetto della consistente riduzione contributiva associata alle nuove assunzioni a tempo indeterminato. Queste due tendenze possono risultare rilevanti come stimolo alla crescita economica attraverso il sostegno alla domanda di consumo (indotta dalla crescita delle retribuzioni in termini reali) e alla competitività delle imprese (derivante dalla riduzione del costo del lavoro).