Tra il 2015 e il 2019 è cresciuta del 10% la quota di società assicurative nelle quali la presenza femminile arriva o supera un terzo della forza lavoro, passando dall’8% al 18%. La percentuale si mantiene tuttavia su livelli molto contenuti per i livelli apicali. A rilevarlo è il quaderno n. 22 “Donne, board e imprese di assicurazione” dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass), diffuso ieri. Secondo il report, si conferma il fenomeno per cui, in mancanza di interventi cogenti, la sola pressione sociale verso una maggiore rappresentanza femminile non è di per sé sufficiente ad imprimere un cambiamento e non consente di risolvere in modo efficace situazioni di squilibrio cronicizzate quali quelle che si evidenziano nelle imprese non quotate.
Il periodo preso in esame
L’analisi ha riguardato le informazioni desumibili dagli archivi dell’Ivass sugli esponenti aziendali dei board delle imprese di assicurazione e fa riferimento al 31 dicembre del 2015 e 2019, con l’obiettivo di includere tendenzialmente un ciclo di rinnovi completo degli esponenti aziendali. Si riferisce inoltre a un periodo in cui non si erano manifestati gli effetti della pandemia covid, in modo da evidenziare il trend della presenza femminile ancora in assenza di circostanze eccezionali che avrebbero potuto influenzarne l’andamento.
È tuttavia un arco temporale nel quale l’attenzione al tema della sotto-rappresentazione delle donne negli organi di governo delle imprese è stata costante, a livello politico e sociale, e le previsioni della legge sulle soglie vincolanti di presenza femminile per le imprese quotate hanno potuto produrre interamente i loro effetti.
La rilevazione ha riguardato tutte le compagnie attive in Italia, e cioè 122 imprese di assicurazione per il 2015 e 108 per il 2019.
I ruoli rivestiti: percentuali di donne più elevate nei cda. Scende la quota di donne direttore generale
Considerando i ruoli rivestiti dalle donne all’interno dei consigli di amministrazione, si rileva che la percentuale di donne tra le figure apicali (presidente e amministratore delegato) è complessivamente in miglioramento, sebbene in modo assai contenuto:
- i presidenti donna sono stabili al 5% sia nel 2015 sia nel 2019;
- sale leggermente la percentuale di donne fra gli amministratori delegati, passati dal 5% del 2015 al 7% del 2019;
- addirittura scende la presenza femminile nel ruolo del direttore generale, dal 9% del 2015 al 7% del 2019.
- il ruolo in cui la presenza femminile è più rilevante è quello di consigliere: le donne rappresentano nel 2015 il 13% e nel 2019 il 21% del totale dei consiglieri (esclusi quindi amministratore delegato e presidente).
I dati disponibili, spiega l’analisi dell’Ivass, non consentono di differenziare tra amministratori esecutivi e non esecutivi, perché “il numero di imprese di assicurazione che dichiara di essersi dotato di un comitato esecutivo, composto quindi da amministratori che, così come l’amministratore delegato, possono essere definiti esecutivi, è limitatissimo e non consente analisi significative”.
Le società quotate
Considerando le sole imprese di assicurazione italiane quotate (5 società nel 2015 e 4 nel 2019), alle quali si applica la soglia obbligatoria della Legge Golfo-Mosca, che stabilisce una quota del 33% nel periodo di riferimento dell’analisi, si osservano percentuali di presenza femminile nei consigli molto più elevate, con riferimento sia al 2015 sia al 2019. In particolare, la quota di donne è pari al 27% nel 2015 e al 36% nel 2019, “valori che replicano quelli legislativamente prescritti”.
“Nonostante la presenza delle donne nei board delle non quotate sia, in media, raddoppiata nel periodo in esame, i bassi livelli di partenza rendono il gap di rappresentanza femminile da colmare molto significativo – precisano le autrici Diana Capone, Flaminia Montemaggiori e Sara Butera -. Nello stesso periodo di riferimento le società quotate hanno visto crescere ulteriormente la componente femminile, in media anche oltre la soglia obbligatoria minima loro applicabile nel 2019. Questa differenza conferma il fatto che, in mancanza di interventi cogenti, la sola pressione sociale verso una maggiore rappresentanza femminile non è sufficiente ad imprimere un cambiamento e non consente di risolvere in modo efficace situazioni di squilibrio cronicizzate quali quelle che si evidenziano nelle imprese non quotate”.
Nessuna donna ai vertici del board delle società quotate. Progressione ai vertici più apprezzabile nelle non quotate
Un dato significativo, in controtendenza rispetto all’aumento della presenza femminile tra i componenti dei board, riguarda secondo il quaderno n. 22 “Donne, board e imprese di assicurazione” dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, la carica di amministratore delegato, presidente o direttore generale nelle assicurazioni quotate: per entrambi i periodi considerati nessuna donna è stata nominata nei ruoli apicali.
Questa circostanza fa supporre ai responsabili dell’analisi che la resistenza alla nomina delle donne nei board – che le ridotte percentuali di presenza femminile nelle imprese non interessate da previsioni prescrittive sul numero minimo di donne confermano – si traduce nell’ambito delle società quotate in una ancora maggiore impenetrabilità del cd. soffitto di cristallo, che non consente alle donne di raggiungere i livelli apicali della scala gerarchica aziendale.
Nelle non quotate, dove la presenza femminile sembra essere espressione di una scelta convinta della base sociale, la progressione delle donne ai vertici dell’azienda, pur restando limitata, appare numericamente più apprezzabile.
“La presenza di un soffitto di cristallo particolarmente resistente è confermata da alcune peculiarità che il settore assicurativo storicamente presenta in termini occupazionali e di genere: a fronte di un buon equilibrio nella fase di accesso, diverse analisi evidenziano difficoltà nelle fasi di progressione della carriera”, si legge nel report.
Nei cda donne più giovani e preparate dei loro colleghi uomini
L’analisi delle caratteristiche dei componenti, in termini di età, di istruzione e di background professionale, consente di rilevare alcune differenze legate al genere. In particolare, le donne consigliere sono mediamente più giovani dei consiglieri uomini:
- nel 2015 l’età media dei componenti dei board di sesso maschile era di 58 anni, di 8 anni superiore a quella delle consigliere (50 anni);
- nel 2019 il gap si è ridotto poiché, a fronte di un’età media rimasta stabile a 58 anni per i consiglieri, quella delle donne si è innalzata a 54 anni.
Analizzando il curriculum dei componenti i consigli delle imprese di assicurazione quotate relativi al 2019 (unico periodo per cui sono disponibili) emergono altre importanti differenze:
- sul piano dell’istruzione, a fronte del 68% dei consiglieri, il 93% delle consigliere ha una laurea in materie attinenti all’attività svolta dalle imprese di assicurazione (economico-finanziarie, giuridiche, statistico-attuariali);
- per quanto riguarda il background professionale, la gran parte delle consigliere proviene da esperienze professionali esterne alle imprese di assicurazione, soltanto una donna proviene dalla carriera manageriale interna, a fronte del 26% dei consiglieri uomini che hanno un percorso professionale interamente riferito ad imprese del settore.
“Per una donna, dalle evidenze emerse, è più facile arrivare ai vertici delle imprese se si proviene da carriere quali la consulenza o l’accademia In sintesi, dall’analisi sulle caratteristiche qualitative dei componenti i board emerge che le donne sono, in media, più giovani dei colleghi uomini ed è più probabile che le consigliere abbiano una preparazione accademica superiore agli uomini per titoli posseduti e che abbiano un curriculum professionale più diversificato, con maggiori esperienze esterne alle imprese di assicurazione – spiegano gli analisti -. Anche a queste caratteristiche (età e background professionale) della componente femminile dei board delle imprese di assicurazione, trasversali a tutto il settore, potrebbe essere ricondotta la limitata presenza di donne nelle cariche apicali: l’esperienza pratica come responsabile di un’unità organizzativa che genera profitti, ruolo in cui è ancora assai limitata la presenza delle donne, è spesso considerata un prerequisito per l’assunzione della guida del business (amministratore delegato, direttore generale)”.
Il confronto con la situazione delle società quotate, anche non regolamentate, sembra confermare questa supposizione. “Le analisi condotte sulle quotate (Profeta et al, 2018) rilevano il medesimo fenomeno di un incremento rilevante della presenza femminile nei consigli (anche al di là delle soglie obbligatorie) accompagnato da un miglioramento del livello di istruzione, riferito anche alla componente maschile, e da un abbassamento dell’età media. Nelle quotate (non assicurative) a questi mutamenti corrisponde anche un incremento, sia pure contenuto, nel numero di donne che rivestono il ruolo di presidente o amministratore delegato, fenomeno questo non rilevabile per le imprese di assicurazione quotate”, conclude lo studio.