I segnali di ripartenza sul mercato del credito sono sempre più evidenti. Per il terzo trimestre consecutivo l’andamento delle erogazioni ha fatto registrare un segno positivo, stavolta con variazioni a due cifre, accentuando la tendenza al miglioramento iniziata l’anno scorso. In questo contesto risulta significativa l’analisi del prodotto elaborata dal gruppo Tecnocasa, che verte sugli ultimi sei mesi del 2014 e prende in esame parametri come: finalità dell’operazione, tipologia, durata e importo medio di mutuo di tutti coloro che hanno sottoscritto un finanziamento ipotecario attraverso le agenzie a marchio Kìron ed Epicas.
L’acquisto della prima casa è, come logico aspettarsi, il motivo principale per cui si sottoscrive un mutuo e rappresenta l’80% del totale delle richieste, mentre chi vi fa ricorso per comprare una seconda casa incide solo per l’1,8%. Entrambe queste categorie sono in calo rispetto al secondo semestre 2013: la variazione è contenuta per la seconda casa (che infatti rappresentava il 2,5% del totale) e più marcata per la prima casa, che prima raccoglieva l’84,7% delle richieste. Aumenta la percentuale delle operazioni di sostituzione e surroga, che un anno fa erano l’1,7% del campione e ora ne rappresentano il 3,8%, mentre quelle relative all’ottenimento di maggiore liquidità sono l’1,6% (in leggera discesa rispetto al 2%).
Gli istituti di credito erogano vari prodotti ipotecari, in questa analisi raggruppati come: tasso variabile, che prevede una rata collegata nel tempo ad un tasso di riferimento (solitamente l’Euribor, oppure il tasso Bce) e ogni variazione positiva o negativa di tale tasso si traduce in un aumento o in una diminuzione della rata; tasso variabile con Cap, che ha le stesse caratteristiche del tasso variabile puro ma con l’opzione di avere un tetto massimo (definito in fase di stipula del contratto) che il tasso non può superare; tasso fisso, quando la rata non varia durante l’operazione, in quanto il tasso applicato è definito nel momento in cui è sottoscritto il contratto in funzione del parametro di riferimento (generalmente il tasso EurIRS); tasso misto, che prevede un mutuo flessibile perché offre la possibilità al mutuatario di passare da una rata a tasso fisso a una a tasso variabile (o viceversa), a scadenze predefinite al momento della stipula del contratto; infine rata costante: mutuo a tasso variabile con rata costante, in cui le variazioni del tasso di riferimento determinano la durata del rimborso del mutuo.
Le dinamiche degli indici di riferimento evidenziano tassi che hanno raggiunto nuovamente valori storicamente minimi e un costo del prodotto (spread) medio più contenuto rispetto agli anni passati. In questo contesto si registra una sostanziale parità nella distribuzione delle richieste di mutuo a tasso variabile e fisso. Infatti poco più del 41% dei mutuatari ha scelto un tasso variabile puro, approfittando della convenienza delle rate ma assumendosi il rischio di un futuro aumento dei tassi, e il 39,1% ha optato per una programmazione certa e sicura dell’impegno economico, scegliendo la stabilità del tasso fisso nonostante un costo mediamente superiore al tasso variabile.
Rispetto a un anno fa sono emerse notevoli differenze nella ripartizione del campione. Se il tasso variabile “puro” raccoglie sempre la maggioranza delle preferenze, adesso è in fortissimo calo la percentuale di chi sceglie il tasso variabile con Cap (passato dal 14,3% del secondo semestre 2013 all’1,5%); dalla parte opposta, invece, continua ad aumentare la concentrazione del tasso fisso, che l’anno scorso rappresentava il 27,5% e oggi è il 39,1%. La sicurezza di conoscere in anticipo l’ammontare del proprio rimborso viene tenuta sempre in considerazione, infatti i mutui a rata costante si sono mantenuti sostanzialmente stabili rispetto a un anno fa (ora sono il 17,8%).