La digitalizzazione continuerà a essere protagonista nel comparto della mediazione creditizia ma non farà scomparire la figura del consulente e del collaboratore. A sostenerlo sono i rappresentanti delle società interventute oggi al Leadership forum, evento di settore in onda sotto forma di tv show dal 9 all’11 febbraio.
“La digitalizzazione può migliorare la produzione dell’istruttoria, dove l’attività di machine learning può sostituire alcune attività di backoffice, rendendo il processo più efficiante. La gestione delle relazioni continuerà però ad essere fatta dai consulenti, che rassicurano i propri clienti sul fatto che esiste una struttura che il cliente può incontrare. La digitalizzazione interviene a efficientare il processo senza snaturare il rapporto con la clientela”, ha dichiarato in apertura Samuele Lupidii, amministratore delegato di Alphacredit.
Gli ha fatto eco Carlo Chidini, presidente di Più Mutui Casa: “Digitalizzando troppo si corre il rischio di rendere troppo oggettiva la prestazione della società. I clienti hanno bisogno del consulente del credito, che è una figura rassicurante. La digitalizzazione ci ha permesso di affrontare l’emergenza ma ha l’obiettivo di creare efficienza nella parte della customer experience fino al rogito. Un’operazione che inizi e si concluda senza un contatto fisico per noi è impensabile”.
Il direttore generale di Monety, Andrea Cutolo, ha fatto notare come dopo otto anno di applicazione del nuovo modello di mediazione creditizia, sottoposta al controllo dell’Oam, sia stata la pandemia a imprimere una svolta a un comparto rimasto tutto sommato stabile. “Ci siamo dovuti reinventare – ha spiegato –. Tutti ci siamo più o meno riusciti e abbiamo attuato ciò che ci ha consentito di continuare a lavorare durante il lockdown. Non si può tornare più indietro. È un percorso ormai tracciato. Il nuovo modello commerciale e operativo ha facilitato le attività e semplificato l’operatività, attraverso l’uso di piattaforme per il contatto con il cliente, il sistema di raccolta della firma digitale e il montaggio dell’istruttoria a distanza”. Manca però ancora un pezzo. “Manca quella connessione con le banche che ci consenta di offrire un valore ulteriore, legato all’istruttoria, oltre che alla parte commerciale. L’auspicio è che si vada nella direzione della costruzione di una filiera unica con le banche e con i partner finanziari, per far sì che le attività non si interrompano quando noi passiamo la palla alla banca e all’intermediario finanziario”.
Le società più giovani e le nuove sfide: l’esperienza di Premia Finance
Nel corso del Leadership forum si è parlato anche delle sfide che hanno dovuto affrontare le società di mediazione creditizia più giovani. “Quando partì, il mercato della mediazione creditizia era molto diverso. I mediatori vendevano un solo prodotto, mentre oggi sono più dinamici e multiprodotto – ha dichiarato Gaetano nardo, amministratore delegato di Premia Finance –. Da new entry abbiamo puntato sul pluriprodotto. Le sfide si vincono efficientando i processi, sia quelli tradizionali che quelli più innovativi. Gli elementi fondamentali per vincere le sfide che il mercato ci pone oggi, a mio avviso, sono: formazione, pluriprodotto e digitalizzazione. Solo così si potrà offrire al cliente un servizio a 360 gradi, rendendo i collaboratori più professionali e permettendo loro di fatturare di più”.
Una normativa datata
Il dibattito si è concentrato poi sulla necessità di adeguare la normativa ai cambiamenti in atto. “La pandemia ha accelerato i tempi della digitalizzazione, si può dire che abbiamo vissuto dieci anni in uno. La macchina normativa, ovviamente, fa tanta fatica a seguire i processi di digitalizzazione – ha spiegato Angelo Spiezia, amministratore delegato di We-Unit –. Oggi siamo nell’era dell’embedded finance e dell’open banking, che hanno velocizzato notevolmente le operazioni bancarie. La normativa dell’intermediazione del credito è un po’ datata e deve essere armonizzata con le altre normative di settore. C’è ancora molto da fare e noi saremo promotori dei necessari adeguamenti normativi”
Il futuro e le nuove leve
“La professione del mediatore creditizio è in grande evoluzione, offre grandi opportunità, oltre a rendere necessari molti adempimenti – ha proseguito Spiezia –. Questo genererà nuove opportunità di ingresso per altri operatori. Ma sarà sempre necessario l’intervento delle persone, perché i clienti hanno bisogno di essere seguiti dai consulenti”
Il futuro oggi appare come un’incognita. Tuttavia “quella della mediazione creditizia appare come una carriera valida, anche per un giovane neolaureato. Le banche avranno sempre più bisogno di reti come le nostre, perché la distribuzione avverrà sempre più al di fuori delle reti bancarie. Per affiancarle dobbiamo elevare il livello delle nostre competenze. Le competenze di livello medio basso potranno essere sostituite dal machine learning, le soft skill, l’empatia, il buon senso lo stato d’animo, resteranno di eprtinenza del consulente del credito”, ha concluso Lupidii.