Una riflessione sul futuro della mediazione creditizia e sul ruolo che i professionisti di questo settore sono chiamati ad assumere dopo la riforma del settore introdotta dal decreto legislativo 141/10. È stato questo il perno della tavola rotonda “Le nuove reti di promotori creditizi tra partnership e competizione”, organizzata da MedioFimaa, società di mediazione creditizia partecipata da Fimaa, UniCredit Group e Allianz, nell’ambito del Leadeship Forum.
All’incontro hanno partecipato Mauro Danielli, presidente di MedioFimaa, Giancarlo Vinacci, amministratore delegato della società, Giovanni Pirovano, vice presidente dell’Abi, Umberto Rapetto, vice presidente Telecom e generale della Guardia di finanza, Fabio Picciolini, presidente del Consumer’s Forum, Valerio Angeletti, presidente della Fimaa Italia e Marco Riva, consigliere delegato Valori e Finanza Investimenti Sim.
“Ora che il mediatore creditizio è una figura rinnovata, alla quale né il mercato né i partner si sono ancora abituati e con la quale nessuno ha ancora dimestichezza, quello a cui ambire è un sistema regolamentato” di riferimento, ha sottolineato Danielli in apertura del dibattito. Il problema, per il presidente di MedioFimaa, è che ancora manca “un modello condiviso e omologato”, che possa denotare “il servizio” reso da un mediatore “e le modalità con le quali viene prestato”.
In questo contesto, attualmente in Italia solo il 20% dei mutui erogati passa attraverso il canale indiretto, mentre nei mercati più evoluti, come il Regno Unito, questo valore raggiunge il 50%. “L’esempio anglosassone è un modello dal quale attingere perché la professionalità del broker è riconosciuta, sia delle banche sia dai clienti, in virtù di un sistema regolato ” ha spiegato Vinacci nel suo intervento. “In Italia ora sta accadendo lo stesso: i mediatori creditizi abilitati all’attività hanno un profilo professionale dotato di standard tra i più elevati a livello europeo, poichè sono assoggettati a requisiti d’ingresso molto più gravosi di quelli richiesti ai dipendenti delle banche stesse, con esami e aggiornamenti professionali annui obbligatori, nonché a controlli simili a quelli previsti per gli istituti di credito”.
Quella che va dunque delineandosi è una nuova prospettiva, nella quale il ruolo del mediatore diventerà quello di un interlocutore preparato e qualificato, che potrà essere considerato come un partner dalle banche.
Questo perché l’operato del mediatore va ormai oltre la segnalazione, essendo divenuto una figura capace di svolgere un’attività consulenziale professionale, volta a selezionare i clienti e a scremare le pratiche, riducendo così il fattore di rischio e aumentando la qualità delle pratiche presentate, problemi sperimentati da tutti gli istituti bancari e direttamente collegato alla redditività, in drastica diminuzione.
“La vera partita che si sta giocando tra banche e mediatori creditizi – ha aggiunto Vinacci – è proprio tra partnership e competizione, perché la competizione che ne scaturisce è sana: le banche continueranno sempre ad avere una quota di mercato importante, ma potranno penetrare maggiormente il mercato grazie a un soggetto strutturato, preparato, affidabile, controllato e responsabilizzato che intercetti un target diverso, quello del consumatore che cerca un servizio che la banca “generalista” non può offrire”.
Il mediatore, ha continuato l’amministratore delegato, può proporre prodotti finanziari multibrand, vagliando le offerte e i prodotti più adatti al cliente, e fornire una consulenza personalizzata, venendo incontro alle sue esigenze, anche in termini di risparmio di tempo e mettendo in luce tutti gli aspetti importanti nella valutazione di un preventivo di mutuo, per consentire nella totale trasparenza, la scelta più conveniente.
Tale servizio, che né le banche, né gli operatori online possono offrire, rappresenta un elemento distintivo dell’attività del mediatore nei confronti di categorie di professionisti, come agenti immobiliari e promotori finanziari, che possono scegliere di affidare i propri clienti che necessitino di credito a un interlocutore competente e focalizzato sulla consulenza specifica.
“Oggi gli operatori del settore non sono chiamati a giocare una partita l’uno contro l’altro, ma a creare delle regole condivise necessarie per rasserenare e rassicurare il consumatore, instillare in lui la fiducia indispensabile affinchè si rivolga al mediatore sapendo chi avrà di fronte, in termini di figura professionale, pur con tutte le differenze di servizio e modalità operative che ognuno proporrà, com’è normale in un mercato aperto e concorrenziale”, ha dichiarato Danielli, sintetizzando il concetto con il termine “coopetizione”, ad indicare “cooperare nella competizione”.
È ormai imprescindibile, ha concluso il presidente di MedioFimaa “conformare certi processi di comunicazione e relazione che delineino il ruolo del mediatore creditizio, creando un modello di servizio con comportamenti e linguaggio unico, omologato, adattato e conforme all’alto standard professionale raggiunto, come accade già nelle reti di promotori finanziari, ad esempio. È una partita per l’intera categoria, vincendo la quale vinceremo tutti noi operatori, le banche, i consumatori e quindi il mercato”.