Nel 2012 il tasso tendenziale trimestrale delle compravendite ha mostrato segni costantemente negativi, partendo da un meno 19,5% nel primo trimestre e arrivando a un meno 30,5% nell’ultimo.
Da un punto di vista geografico è il Nord-Est l’area che ha conosciuto la contrazione peggiore: le vendite e gli acquisti di abitazioni sono infatti calati del 28,3% rispetto al 2011.
Ad essere in sofferenza è anche il mercato delle aree urbane, che in passato aveva registrato una buona tenuta: nel corso dell’anno passato le copravendite sono diminuite del 28,8% nelle città delle isole, mentre i capoluoghi del Nord-Est e del centro hanno sperimentato una riduzione del 26%.
Ancora, a Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna e Firenze il calo è stato del 22,4% e nei Comuni non capoluogo del 26%.
Questa la sintesi delle evidenze che mergono dal rapporto:
– Una forte riduzione nei volumi di compravendita delle abitazioni, 448.364 Ntn (numero delle transazioni normalizzato), meno 25,7% rispetto al 2011, con un calo inferiore per i capoluoghi, meno 24,8%, maggiore nei comuni non capoluogo, meno 26,1%;
– Una vendita di abitazioni per un totale di circa 46,4 milioni di metri quadrati, meno 25,4% rispetto al 2011, con una superficie media per unità abitativa compravenduta pari a circa 104 mq;
– Una forte diminuzione del valore di scambio complessivo, stimato in circa 75,4 miliardi di euro, quasi 27 miliardi di euro in meno del 2011;
– Una perdita complessiva delle compravendite del 22,4% rispetto al 2011, nelle otto principali città italiane, Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna e Firenze. In pratica, per le grandi città il valore di scambio stimato delle abitazioni è pari a circa 19,5 miliardi di euro, con una perdita di 5,7 miliardi di euro, -22,5%, rispetto al 2011.
L’analisi prende in considerazione anche l’indice di accessibilità, sottolinenado che “nel 2012 rimane in territorio positivo e nell’ultimo semestre inverte il processo di peggioramento dell’ultimo anno e mezzo conseguente alla crisi dei debiti sovrani; ciò sta ad indicare che la famiglia media italiana è in grado, grazie all’ausilio del mutuo bancario, di accedere all’acquisto di una casa media: la quota di famiglie che dispone di un reddito sufficiente a coprire almeno il 30% del costo annuo del mutuo per l’acquisto di una casa è, infatti, di poco superiore al 50% come per il primo semestre 2010 (13 milioni di famiglie circa, dopo aver toccato il minimo nel 2008 quando la quota di famiglie in grado di acquistare una casa era intorno al 46%). L’andamento del 2012 è la risultante di una sostanziale stabilità del costo del credito a cui si contrappone per la prima volta, un deciso miglioramento del prezzo relativo delle case rispetto al reddito disponibile, anche se tale miglioramento avviene in discesa per tutti e due gli indicatori”.
Lo studio contiene inoltre una disaggregazione territoriale dell’indice di accessibilità, che sintetizza l’analisi dei vari fattori che influenzano la possibilità per le famiglie di comprare casa indebitandosi e ne descrive l’andamento. Il paramentro mostra una notevole variabilità di situazioni, in relazione principalmente alla accentuata variabilità del prezzo delle case nelle regioni italiane. “Delle 19 regioni considerate – si legge nel dossier – 4 presentano condizioni di non accessibilità, ma a causa di fattori quali la presenza di grossi agglomerati urbani, la notevole attrattività turistica e un patrimonio residenziale di particolare pregio, elementi che esercitano tutti una considerevole pressione sulle quotazioni delle case. Generalmente le regioni meridionali presentano una più alta facilità di accesso all’acquisto di abitazioni”.
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