Chiaramente la scelta di portare il tasso di sconto allo 0,50% non avrà alcun tipo di effetto sui contratti a tasso fisso già stipulati, mentre per chi ha un mutuo a tasso variabile si verrà a determinare un risparmio, anche se di dimensioni contenute.
Per la Cgia di Mestre complessivamente le famiglie dovrebbero essere interessate da una riduzione della spesa pari complessivamente a 1,23 miliardi di euro l’anno. Adusbef e Federconsumatori hanno invece calcolato che per un mutuo del valore di 100.000 euro il risparmio varierà tra i 168 e i 132 euro l’anno (rispettivamente 14 e 11 mensili) a seconda della durata del finanziamento (30 o 10 anni).
Anche per i nuovi mutuatari a tasso fisso otterranno dei vantaggi: le loro rate dovrebbero infatti alleggerirsi di un valore compreso tra i 156 euro l’anno, nel caso di un prestito decennale da 100.000 euro, e i 372 euro per un mutuo trentennale da 200.000 euro.
In ogni caso, sottolineano Adusbef e Federconsumatori, lo spread applicato dalle banche italiane risulta di 116 punti base più alto rispetto alla media dell’Eurozona.
Un dato, questo, che ridimensiona il calo dei tassi sui nuovi mutui da parte degli istituti di credito italiani registrato a marzo dalla Banca centrale europea.
I dati della Bce indicano infatti che nel mese scorso il tasso medio applicato a un finanziamento immobiliare è stato del 3,9% contro il 3,38% dell’Eurozona. Per i nuovi finanziamenti alle imprese invece è al 3,5% contro la media del 2,6%.
Nel diffondere le tabelle la Bce ha rilevato come, a livello aggregato, a marzo i tassi sui prestiti e depositi per aziende e famiglie sono scesi con un calo più pronunciato per i depositi. nello specifico i tassi sui prestiti alle aziende sono scesi dal 2,64 al 2,6% rimanendo stabili al 2% per quelli fino a 1 milione di euro. Per le famiglie il dato medio vede un tasso sui mutui sostanzialmente stabile mentre quello sui depositi scende al 2,29%.
I mutui più cari vengono rilevati a Cipro (5,6%), Olanda (4,06%), Portogallo (4,2%) e Slovacchia (4,52%) oltre che Francia (3,92%). L’Italia (3,9%) risulta appena sopra la media del 3,38% seguita dalla Spagna (3,22%9 e dalla Germania (2,87%).
Osservando invece il costo dei finanziamenti alle imprese si nota che nella Penisola le aziende pagano il 3,5% a fronte di una media del 2,6% e del 2,15% delle imprese tedesche, dell’1,8% di quelle austriache e belghe e del 2,22% delle francesi. La situazione peggiore in assoluto si riscontra a Cipro (7%), cui seguono Portogallo (5,7%), Slovacchia (4,5%) e Malta (4%).
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