Npls Re Solutions: 74.960 aste nel I semestre 2021. Per il 2022 attesi 290.000 immobili all’incanto

Dal 1° gennaio al 30 giugno 2021 sono state pubblicate le aste di 74.960 immobili. Un numero in linea con il blocco dei tribunali che ha interessato lo scorso anno e il primo semestre di quest’anno, comportando uno stop delle attività di vendita, di pignoramento, di liquidazione e anche di blocco dei pagamenti e di alcune pratiche già concluse e saldate.

L’analisi è stata realizzata dal Centro Studi Astasy Analytics di Npls Re Solutions, realizzata grazie al sistema “Auction System”, che consente di alimentare banche e servicer di dati aggiornati in merito alle esecuzioni immobiliari e di clusterizzare le varie tipologie di beni in asta.

Il valore base d’asta di tutti gli asset pubblicati ammonta a 11.219.765.483,07 euro, con possibilità di partecipazione con offerta minima pari a 8.414.824.112,30 di euro. Il valore medio dei beni posti in asta è di 149.676,70 euro, nettamente superiore al valore medio degli anni passati, a causa della mancanza dei beni adibiti ad abitazione principale in asta.

Nel 2020 sono state 116.637 le aste pubblicate, la chiusura dei lavori nel 2020 ha causato il rinvio di 123.000 aste circa, con un mancato recupero di circa 8.600.378.123 euro.

La situazione al termine del blocco delle aste

L’analisi di Npls Re Solutions ricostruisce la situazione al 30 giugno, quando sono terminati i blocchi previsti. Alla “riapertura” dei tribunali, sei regioni, da sole, occupano quasi il 55% delle aste in Italia. Sono la Lombardia, con il 16,32% delle aste; la Sicilia, con il 9,68%, l’Emilia Romagna, con il 7,54%; il Lazio, con il 7,51%; la Toscana, con il 6,9%; il Veneto, con il 6,73%.

L’avanzata delle procedure concorsuali

A causa delle normative covid, che hanno “bloccato” i nuovi pignoramenti e sospeso le aste con immobili residenziali abitati, le procedure concorsuali si sono guadagnate una importante fetta di mercato coattivo, arrivando a rappresentarne il 32%. Il 65% è rappresentato da esecuzioni immobiliari e il 3% è stato catalogato dalla ricerca come “altro”.

La riceca di Npls Re Solutions precisa che si definiscono esecuzioni immobiliari tutte quelle procedure cui alla base è stato trascritto un pignoramento immobiliare, che porta alla vendita coattiva dell’immobile, sia di proprietà della persona fisica sia giuridica. Le procedure concorsuali sono invece tutte quelle vendite che fanno capo a fallimenti, concordati preventivi, ristrutturazioni del debito, liquidazioni coatte amministrative. Per altre procedure si intendono invece tutte quelle procedure di divisione giudiziale tra coniugi e/o cause civili che, pur passando dalla vendita all’asta del bene, non configurano pignoramento o fallimento.

Normalmente è il mercato degli immobili pignorati ad avere una netta maggioranza che sfiora il 75% ma, in tempi di pandemia e di aste bloccate, le procedure concorsuali hanno accelerato e dato scatto aumentando la loro rappresentativa di quasi oltre il 33% rispetto alla normalità, attestandosi al 36% su base Italia”, precisa il report.

Efficienza dei tribunali

Secondo il rapporto di Npls Re Solutions il dato, riportato ora per tutti i tribunali, mostra come alcuni specifici tribunali abbiamo dato il loro massimo, anche in tempi pandemici, nelle procedure concorsuali, staccando di netto il ben più carico mondo delle esecuzioni immobiliari.  È il caso delle sezioni fallimentari dei tribunali emiliani, veneti e lombardi che non hanno visto stop. L’Emilia-Romagna, con il suo 41% di attività concorsuale, crea un record che da anni non si vedeva, insieme ai tribunali veneti. Terza per efficienza concorsuale, in periodi pandemici, la Lombardia, con capofila l’efficiente tribunale di Milano (1.277 Lotti pubblicati), seguito dalla sezione fallimentare del tribunale di Bergamo (1.54 Lotti pubblicati), seguiti da Brescia e Monza.

Per le sezioni fallimentari sembra quasi non ci sia stata pandemia, ma il fatto è presto spiegato: le procedure concorsuali trattano la vendita di beni di società fallite, spesso strumentali, oppure immobili residenziali ma non abitati perché in capo ad aziende immobiliari e edili, e quindi non abitati dal proprietario, cosa che invece accade nelle esecuzioni immobiliari”, dichiara Mirko Frigerio, fondatore & vicepresidente esecutivo Npls Re Solutions e presidente del Centro Studi Astasy Analytics.

All’asta per lo più beni residenziali

A finire in asta sono sempre state per la maggior parte dei casi, unità residenziali. Questo lo spaccato dei beni posti all’asta nel primo semestre 2021:

Tipo di bene messo all’asta nel 1° semestre 2021

Percentuale

Residenziale e autorimesse

49%

Edifici industriali, artigianali, capannoni

21%

Terreni edificabili ed agricoli

12%

Negozi

4%

Uffici

3%

Cantieri non ultimati

1%

Hotel

0,5%

Cosa accadrà dopo il 30 giugno 2021 con la riapertura delle attività

Ricordiamoci che l’impulso è stato quello di sospendere non solo le aste già attive, ma anche tutti i nuovi pignoramenti e avvii in atto negli anni precedenti – precisa Frigerio -. Alla ripresa dei tribunali ci ritroviamo quindi con oltre 35.000 aste già attive che nel 2020 sono state sospese causa pandemia, i pignoramenti bloccati a causa dei Dpcm (qui è difficile fare una stima, ma non possiamo fare a meno di immaginare che possano produrre, su base statistica, un numero inferiore a 30.000 beni), tutti i nuovi pignoramenti ordinari e le nuove procedure concorsuali che, a causa della crisi, troveranno il loro sfogo solo nel prossimo anno. Insomma, non possiamo che attenderci un 2022 che stimi non meno di 290.000 immobili all’asta, in un sistema che ha ancora moltissime aree di miglioramento da gestire”.

La pandemia ha lasciato però un punto di profonda attenzione agli operatori e ai proprietari di casa all’asta. Sembra infatti (ma potremmo dare i numeri solo a fine anno) che siano notevolmente aumentate le attività di chiusura extra-giudiziali, nate dalla volontà collaborativa di proprietario e creditore che hanno ritenuto maturo e necessario risolvere i propri problemi attraverso attività di accordo tra le parti. Sono, infatti, notevolmente aumentate le chiusure procedurali per desistenza, concluse grazie ad accordi di stralcio sul debito nato dalla volontà del debitore con l’aiuto dei nuovi professionisti del settore” conclude Frigerio.