“Il 10 maggio scorso l’Oam ha deliberato la propria trasformazione in fondazione, senza riconoscere alle associazioni rappresentative degli operatori compro oro poteri partecipativi e decisionali. Questa decisione a nostra avviso è illegittima”. Nunzio Ragno, presidente dell’Antico, espone le ragioni che hanno portato l’Associazione nazionale tutela il comparto oro a sollevare la questione davanti al Mef e alla Banca d’Italia.
Perché ritenete che la decisione dell’Oam sia in contrasto con la legge?
Già da tempo l’Organismo agenti e mediatori avrebbe dovuto aprire le porte ai nuovi soggetti iscritti, che con i propri versamenti contribuiscono al suo mantenimento. Quando abbiamo incontrato l’Oam per esporre le nostre ragioni ci è stato detto dai suoi rappresentanti che esiste una differenza tra soggetti vigilati e soggetti iscritti, nonché tra albi, elenchi e registri. Noi riteniamo invece che nessuna norma contempli tale distinzione.
Quindi secondo voi l’Oam viola il principio di uguaglianza tra gli associati?
Esattamente. Il decreto legislativo 92 del 2017 ha disposto la tenuta del registro degli operatori compro oro da parte dell’Organismo. E i compro oro, come ho sottolineato più volte, versano un contributo all’Oam. Rebus sic stantibus è necessaria una modifica statutaria per consentire di far partecipare alla propria assemblea i loro rappresentanti, chiaramente previa verifica dei requisiti previsti dalle norme. L’Organismo non tiene conto di quanto stabilito dal decreto legislativo 141 del 2010, che tra le altre cose dispone che l’Oam debba svolgere i compiti previsti dalla legge, tra cui rientra anche quello introdotto appunto dal decreto legislativo 92 del 2017.
L’Antico e l’Oam hanno posizioni differenti. Come si risolve questa questione?
Abbiamo sottoposto il problema al Mef che, sentita la Banca d’Italia, dovrà approvare il nuovo statuto dell’Organismo, al momento ancora depositato presso gli uffici del ministero. Vedremo come si esprimeranno le autorità competenti.