Nunzio Ragno, presidente Antico: “La chiusura dei conti correnti degli operatori in oro da parte delle banche è un abuso riconosciuto in sede giudiziaria”

Antico, Nunzio Ragno“I contenziosi sorti alla luce delle chiusure dei conti correnti degli operatori del comparto oro da parte delle banche evidenziano sempre più l’emissione di ordinanze favorevoli ai ricorsi avanzati, che sanciscono l’inefficacia del recesso unilaterale posto in essere dagli istituti di credito”. Così Nunzio Ragno, presidente dell’Antico, a pochi giorni dalla tavola rotonda organizzata il 3 dicembre a Milano dall’Associazione nazionale tutela il comparto oro per affrontare i problemi e le tematiche più importanti e attuali per il settore.

Cosa sta accadendo agli operatori in oro in relazione all’accesso ai servizi bancari?
Stiamo registrando, purtroppo, una notevole intensificazione delle chiusure dei rapporti di conto corrente, anche con saldi attivi, disposti da istituti di credito, su tutto il territorio nazionale, nei confronti degli operatori in oro. Il tutto, in spregio a normative di natura costituzionale ed europea che regolamentano il comparto. Gli operatori compro oro sono obbligati ad avere un conto corrente dedicato esclusivamente alle compravendite di oggetti preziosi usati, in mancanza del quale si incappa nell’esercizio abusivo della professione, sanzionabile sia sotto il profilo amministrativo che penale.

Come si stanno comportando gli istituti di credito?
Innanzitutto professano l’antiriciclaggio ma non lo mettono in pratica, o per scelta o per opportunità. Solo il certo assolvimento delle misure di adeguata verifica in base al rischio rilevato permetterebbe l’effettiva determinazione dell’operazione e del soggetto in causa per, eventualmente, giustificare un recesso unilaterale che spesso non viene supportato da oggettive, valide, comprovate e scritte motivazioni. Oltre a ciò, le banche stanno disattendendo le linee guida emanate dall’Autorità bancaria europea (Eba), recentemente recepite dalla Banca d’Italia. Tali linee evidenziano l’assenza di un obbligo di interrompere servizi a intere categorie di clienti associate a un rischio di riciclaggio elevato, c.d. “de-risking”, e in subordine, l’esigenza di bilanciare la necessità di inclusione finanziaria con quella di mitigare e gestire il rischio di riciclaggio e finanziamento del terrorismo.

Quali iniziative ha messo in campo l’Antico per risolvere questo problema?
In primis abbiamo interessato il legislatore, ottenendo la presentazione presso la VI Commissione Finanze e Tesoro del Senato del disegno di legge n. 1712, in corso di formazione, il cui impianto normativo mira a garantire l’apertura del rapporto di conto corrente, nonché a vietarne la chiusura, soprattutto in presenza di saldi attivi. In aggiunta abbiamo avviato un’interlocuzione attiva con Abi, Banca d’Italia e Mef al fine di dar luogo a un comune confronto che possa permettere di approfondire, analizzare e risolvere la problematica in questione.

Cosa si sta verificando nelle more della formazione definitiva del disegno di legge?
Stanno aumentando i contenziosi in sede giudiziaria e si registra l’emissione di numerose ordinanze, in particolar modo di secondo grado, favorevoli ai reclami avanzati dagli operatori in oro. Questi provvedimenti evidenziano un abuso del diritto da parte delle banche chiamate in causa e, al momento, stanno sancendo l’inefficacia esecutiva dei recessi unilaterali, con azione di risarcimento danni.

State studiando altre iniziative?
Siamo pronti a sollevare il problema anche in sede europea, evidenziando la violazione delle disposizioni dell’Ue in tema di conti di pagamento e dei diritti fondamentali dei cittadini e delle imprese in tema di inclusione finanziaria. Su questo fronte stiamo valutando l’esistenza degli estremi per una procedura di infrazione a carico dell’Italia. In questa sede ci teniamo a sottolineare che tutti questi problemi saranno analizzati e discussi dettagliatamente in occasione del prossimo evento che l’Antico ha organizzato il 3 dicembre a Milano, al quale prenderanno parte, tra gli altri, rappresentanti del Senato, del Ministero dell’Economia e delle Finanze, dell’Oam, della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate.