I contratti di finanziamento sono ancora difficili da capire per oltre la metà di coloro che li sottoscrivono. In questo contesto si rivela utile l’aiuto di un consulente del credito. È quanto emerge da un sondaggio diffuso oggi dall’Oam (Organismo agenti e mediatori), che ha coinvolto 900 consumatori.
Circa il 73% degli intervistati aveva richiesto in passato un finanziamento e di questi il 56% ha dichiarato di avere avuto abbastanza o molta difficoltà nel capire le caratteristiche del prodotto finanziario ricevuto. Per il 44% del campione che aveva avuto poche difficoltà, il 58% era stato supportato da un professionista del credito quale agente in attività finanziaria e/o mediatore creditizio.
Cosa cercano i consumatori
Dal sondaggio dell’Oam emerge che il 45% dei consumatori si aspetta che il professionista del credito sia in grado di spiegare le caratteristiche del finanziamento per essere messo nelle condizioni di scegliere al meglio. Il 44% si attende invece che riesca a ottenere migliori condizioni contrattuali o che grazie al suo lavoro ci siano maggiori possibilità di ottenere il finanziamento desiderato (35%). Oltre il 50% dei rispondenti sarebbe disposto a pagare sino al 2% di commissioni (in percentuale all’ammontare richiesto) e il 20% anche di più per ottenere migliori condizioni contrattuali; un ulteriore 19% sarebbe pronto a versare percentuali superiori al 2% per ottenere il finanziamento nel minor tempo possibile.
Giudizio positivo sulla trasparenza del professionista del credito
Dalla survey emerge che l’83% dei rispondenti supportati in passato da un agente in attività finanziaria e il 92% dei rispondenti supportati in passato da un mediatore creditizio, ha dichiarato di essere stato informato sin da subito dei costi da sostenere per il supporto ricevuto.
Inoltre, per il 48% circa del campione che ha verificato se l’agente in attività finanziaria o il mediatore creditizio fosse iscritto negli elenchi Oam, il 33% ha dichiarato di aver effettivamente riscontrato la presenza dell’iscrizione mentre circa l’11% ha riscontrato che i soggetti con i quali erano entrati in contatto operavano senza l’iscrizione.