Nonostante l’Italia sia stata tra i primi Paesi in Europa a regolamentare il crowdfunding fin dal 2013, molti investitori continuano a mostrare diffidenza verso questo strumento d’investimento innovativo, con il 18% che lo considera rischioso e il 16% poco affidabile.
A rilevarlo è l’Indagine Crowdfunding 2024 di Opstart, fintech hub che offre soluzioni di finanza alternativa basate su equity, lending e debt crowdfunding. La ricerca – basata su dati raccolti presso investitori aderenti alla propria community e su un sondaggio realizzato con Bva Doxa su un campione di mille persone rappresentativo della popolazione italiana – intende tracciare il profilo degli investimenti e degli investitori del Paese e allo stesso tempo rendere più accessibile e comprensibile il crowdfunding.
Le strategie di investimento
Oltre la metà degli intervistati (54%) investe, affidandosi ai consigli della propria banca o del proprio consulente finanziario (39%) oppure dimostrando di avere un approccio più autonomo, esplorando anche opzioni alternative o online (15%).
Tra chi investe, il 51% predilige un approccio prudente con esclusivamente prodotti a basso rischio, nel 46% dei casi si adottano strategie diversificate, includendo prodotti ad alto rischio e maggior rendimento, mentre il 3% opta per un piano ad alto rischio. Il crowdfunding, nonostante sia conosciuto dal 44% degli intervistati, viene scelto ancora solo nel 6% dei casi.
Al contempo, però, il crowdfunding è apprezzato per il suo ruolo di finanziamento dal basso (40%) e la diversificazione dei progetti (36%), con il 27% che valuta positivamente le ricompense legate all’investimento. “Percezioni che potrebbero essere confermate, e condivise ulteriormente, attraverso la conoscenza di base di nozioni finanziarie, che più del 90% degli italiani vorrebbe introdurre nelle scuole e il 79,7% nei luoghi di lavoro”, secondo Opstart.
“Nonostante sia spesso percepito come poco regolamentato e quindi rischioso, il crowdfunding in realtà può rappresentare un’opportunità di investimento redditizia, disciplinata da norme a cui si devono attenere tutte le piattaforme europee per poter operare, come il recente Regolamento Europeo 2020/1503 – ha dichiarato Giovanpaolo Arioldi, ceo di Opstart -. Piattaforme come Opstart sono vigilate da Consob e Banca d’Italia, che garantiscono una supervisione rigorosa con misure di trasparenza e sicurezza. Il nostro obiettivo è intensificare l’educazione finanziaria, affinché gli investitori siano pienamente consapevoli delle migliori strategie per gestire i propri risparmi“.
Crowdfunding, identikit dell’investitore
Tra coloro che investono in crowdfunding, i dati rivelano una maggioranza maschile (85%), di persone laureate (54,9%) e prevalentemente residenti al Nord Italia (47%), di età compresa tra i 30 e i 50 anni (48%) o over 50 (41%). Nonostante il 62,7% non disponga di conoscenze in ambito finanziario, il 77,9% degli investitori è ottimista riguardo al miglioramento della propria situazione finanziaria tanto che il 53,6% degli investitori negli ultimi due anni ha concluso fino a 10 operazioni, con somme variabili tra i 10.000 e i 50.000 euro.
Settori di investimento e obiettivi del crowdfunding
Chi sceglie di investire in crowdfunding tende a diversificare gli interessi verso settori innovativi e ad alto potenziale di crescita. Quello della green economy è tra i favoriti, con il 51% impegnato in progetti sostenibili e a basso impatto ambientale. La maggior parte degli investitori (89,2%) attribuisce grande importanza al sostegno di aziende sostenibili. Seguono il real estate, con il 39%, e il fintech (21%) e big data (19%), scelti per le loro prospettive tecnologiche. Altri settori di interesse includono food & beverage (16%), fitness (15%), health care (15%) e ict (14%).
La geografia del crowdfunding in Italia
L’analisi geografica degli investimenti in crowdfunding in Italia rivela un panorama interessante sulla provenienza degli investitori. Il Nord Italia emerge come la zona predominante con la Lombardia che da sola raccoglie il 42% delle adesioni, seguita da Emilia-Romagna (11%), Piemonte (10%) e Veneto (10%).
A livello provinciale, Milano spicca come il principale polo di investimento, con oltre il 15% del totale, grazie alla sua posizione di hub finanziario ed economico e al forte interesse per settori innovativi come fintech, big data e green economy. Mantova segue con il 7%, e Torino si colloca al terzo posto con il 6%, grazie al suo dinamico tessuto imprenditoriale e all’attenzione verso i settori tecnologici e industriali. Bergamo e Brescia, entrambe con il 5%, confermano la forza economica delle province lombarde, con una crescente apertura verso il real estate e il food & beverage.
Il Centro Italia spicca con il Lazio (6%) in prima linea: in particolare Roma, con il 5%, ricopre una posizione di rilievo per il suo patrimonio culturale e il settore immobiliare. Nel Sud e nelle Isole guida invece la Campania (3%).