L’attività del Fondo di garanzia per le pmi, dall’emanazione del primo Decreto liquidità sino alla fine di marzo 2021, secondo l’ufficio studi del gruppo Nsa, si può sintetizzare in due dati: circa 1.830.000 operazioni e 145 miliardi di euro di finanziamenti.
Stando alle rielaborazioni della società di mediazione creditizia specializzata nella erogazione di prestiti alle imprese tramite il Fondo di garanzia “il 60% dei finanziamenti con il 73% delle operazioni compete al Decreto Liquidità, mentre il 35% degli importi riguarda il Temporary Framework: queste ultime sono cifre importanti visto che concernono solo il 10% delle operazioni”.
È quasi ovvio che sia il canale bancario il veicolo più importante tra i richiedenti: “da solo rappresenta infatti i due terzi degli stessi e il 94% degli importi finanziati. Le somma del 72% delle micro e del 16 % delle piccole imprese costituiscono l’88% delle richieste accolte, ma solo il 60% degli importi finanziati. Le operazioni delle mid cap sono meno dell’1% del totale ma hanno ricevuto il 15% dei finanziamenti, in media 1,5 milioni”.
Le richieste settore per settore
L’analisi dell’ufficio studi di Nsa conferma che gli aiuti sono andati sempre più verso i milioni di micro e piccole imprese mentre, rispetto al primo periodo, è il settore dei servizi quello che ha presentato il maggior numero di richieste con oltre 600.000 domande e il 35% delle operazioni totali ma solo il 21% degli importi.
Segue il commercio con 500.000 operazioni circa (27%), l’Industria (17%), l’edilizia (15%), i trasporti (5%) e, per ultima, l’agricoltura (2%). Il settore commercio, che manifesta apertamente in questi giorni tutto il suo disagio, ha ricevuto 38 miliardi, “evidentemente insufficienti per soddisfare le oltre 500.000 richieste”.
“L’analisi di dettaglio potrebbe permettere di focalizzare meglio gli interventi prossimi venturi – precisa il gruppo Nsa -. L’analisi dei dati consente di capire quanto è stato fatto e quanto sia determinante la prosecuzione mirata di interventi ai fini di salvaguardare il settore più importante, dal punto di vista del Pil e dell’occupazione, dell’economia italiana: le pmi”.
L’esame dei canali, bancari e non, attraverso cui vengono veicolate le richieste
I canali richiedenti attraverso i quali sono state inoltrate le domande per ottenere le garanzie sono oltre 500. Quello bancario, con i due terzi dei richiedenti, veicola il 92% delle oltre 1,8 milioni di pratiche e il 94% circa dei 145 miliardi dei finanziamenti. Confidi e leasing insieme rappresentano circa un terzo dei richiedenti, con un quarto delle operazioni (solo il 6% delle operazioni e il 5% degli importi finanziati). Le briciole alle finanziarie ed enti diversi.
Le dimensioni di impresa
L’apertura del Fondo di garanzia alle mid cap, le maggiori per dimensioni (imprese fino a 499 dipendenti), ha spostato a favore di queste ultime l’importo medio finanziato, circa 1,5 milioni. Secondo Nsa, la microimpresa guida la classifica delle operazioni con il 72%, circa 1,3 milioni, e si colloca subito dopo la piccola impresa per gli importi complessivi finanziati (42 miliardi); tuttavia è l’ultima per importo medio perché risente dei 1,1 milioni di pratiche fino a 30.000 euro. Micro e piccola impresa assorbono il 60% degli importi, con la differenza che l’importo medio per la piccola è pari a cinque volte quello della micro. Le medie imprese hanno ricevuto un quarto degli importi, 36 miliardi, con l’11% delle operazioni. Le mid cap con meno dell’1% delle operazioni hanno incassato il 15% degli importi: 22 miliardi.
Analisi dei settori
La portata delle garanzie erogate nel periodo, pari all’80% di tutte quelle concesse dal Fondo di garanzia in tutta la sua storia, dopo essersi suddivisa in grandi laghi torna a fluire nei singoli percorsi grandi e piccoli che corrispondono ai settori di attività delle pmi.
Il settore servizi, il più grande e quello che ha subito forse le maggiori limitazioni in questo periodo, guida con il 35% (cioè oltre 600mila pratiche) delle operazioni anche se, con 30 miliardi, ottiene solo il 21% degli importi.
L’industria, con 30 miliardi e 300.000 operazioni, raggiunge il 35% dei finanziamenti e degli importi. Solo il 16% delle operazioni testimonia che questo settore richiede capitali molto consistenti per gli impianti, i macchinari, etc.
Il commercio, che ha sofferto molto con la chiusura reiterata di tutti gli esercizi non indispensabili, ha ricevuto con 38 miliardi il 26% degli importi con 500.000 operazioni circa.
L’edilizia mantiene ancora interventi percentuali a due cifre per operazioni e importi finanziati, per un totale di 17 miliardi.
I trasporti si collocano sotto il 5% di entrambe le voci, con 6 miliardi di importi finanziati.
Analisi per forma giuridica dell’impresa
“Le imprese diverse da quelle individuali presentano dei numeri quasi speculari a quelli delle banche: oltre i due terzi delle operazioni, poco più di 1,15 miliardi, e con 130 miliardi il 92% degli importi finanziati – conclude l’ufficio studi del gruppo Nsa -. Le imprese individuali, che tra le pmi non scarseggiano, seguono con il 33% delle operazioni (circa 600.000) e oltre 12 miliardi di importi finanziati. I professionisti raggiungono lo 0,5% delle operazioni e lo 0,3% degli importi finanziati. Gli studi professionali non raggiungono nemmeno i centesimi di quelle voci”.