Osservatorio parlamentare mercato immobiliare: il senatore Vincenzo Gibiino illustra le strategie per uscire dalla crisi

Sen Vincenzo GibiinoIl Re Italy Winter Forum, l’appuntamento di monitoraggio e analisi del trend che si svolge in Borsa italiana,  per il terzo anno consecutivo ha visto la partecipazione dell’Osservatorio parlamentare sul mercato immobiliare presieduto dal senatore Vincenzo Gibiino. L’Organismo riunisce oltre cento parlamentari e le principali associazioni di categoria con l’obiettivo di promuovere e sensibilizzare l’azione legislativa per favorire la crescita del comparto. In seno al Forum, il senatore Vincenzo Gibiino ha illustrato la nuova strategia per uscire dalla crisi del settore.

Qual è il quadro del mercato immobiliare italiano?
È il mercato di un Paese che non cresce, che è in deflazione e che ancora fatica a ripartire. Il settore immobiliare è stato trainante negli ultimi 50 anni per tutta l’economia italiana, ma dal 2010 in poi ha subito una tassazione pari a tre volte quella del passato, con una imposizione fiscale passata da 10 a 30 miliardi. Il comparto ha perso centinaia di migliaia di posti di lavoro, i prezzi degli immobili sono crollati, il settore non è più appetibile. Gli investitoti italiani preferiscono guardare all’estero e gli investitori esteri certamente non guardano all’Italia. Fatta questa analisi, stiamo proponendo uno shock finanziario.

Cosa intende per shock finanziario? Quali soluzioni ha in mente l’Osservatorio?
Proponiamo di riportare le lancette fiscali al 2008, quando fu abolita l’Ici sulla prima casa e la tassazione era di 10 miliardi. Fissando anche un limite temporale certo entro il quale la tassazione non potrà cambiare. Il problema è infatti che chi compra la casa oggi non sa quante tasse dovrà pagare tra tre anni. Riportando la lancetta dell’orologio indietro e abbassando la pressione fiscale la redditività dovrebbe ripartire, il pil del comparto riavviarsi, l’indotto tornare a crescere e la riqualificazione urbana avviarsi. Nessuno vuole investire sul mattone e questo ci ha paralizzati. Abbiamo quindi necessità di fare delle scelte coraggiose perché l’Italia è un paese fragile tanto nel territorio quanto nelle costruzioni. Tale fragilità riguarda sia le abitazioni in muratura del passato, sia quelle in cemento armato non antisismico costruite negli ultimi decenni.

Per poter intervenire occorrono risorse economiche…
Certamente. Lo stato è intervenuto con importanti iniziative fiscali fissando la detrazione dell’85% e creando credito d’imposta. E’ stata una buona misura, anche se la fase attuativa ha bisogno di una regolazione più puntuale. In effetti, tra i soggetti che  devono fare gli interventi e le imprese di costruzione è opportuno definire meglio alcune questioni.

Quali iniziative avete intrapreso con le associazioni di categoria?
L’Osservatorio ha concordato con le associazioni di categoria alcune misure che presenteremo presto in Parlamento. Innanzitutto l’abbattimento del 50% dell’Iva che attualmente è al 4% se la costruzione è di classe energetica A o B. L’intenzione è quella di portarla al 2%. Una facilitazione per chi compra perché acquista case di qualità, efficientate per ciò che riguarda il riscaldamento e il raffreddamento. Un’altra misura che stiamo spingendo è quella della permuta: la proposta prevede che lo stato non applichi la tassa di trasferimento a patto che il costruttore che prende in permuta un immobile, lo riqualifichi alla classe energetica superiore. Ciò significherebbe non solo reimmettere sul mercato un immobile di maggior pregio, ma anche attivare la filiera delle ristrutturazioni. Ulteriore misura prevista è l’estensione della cedolare secca anche agli immobili commerciali così da uniformare tutto il settore delle locazioni. Queste sono le misure che come Osservatorio andremo a chiedere in Parlamento e riteniamo che lo stato possa dare parere favorevole. Abbiamo già il via libera da parte del Mef, bisognerà però trovare le coperture con la Ragioneria dello Stato.