Opportunità, sfida e armonizzazione sono state le parole più ricorrenti nelle opinioni espresse durante e a margine del convengo “Passaporto europeo e sulle nuove frontiere per gli intermediari del credito” promosso il 24 marzo scorso dall’Oam (Organismo agenti e mediatori) in memoria di Antonio Catricalà.
Dopo gli interventi degli esponenti delle istituzioni omologhe dell’Oam in Austria e Belgio, la tavola rotonda ha evidenziato alcune problematiche legate alla diversa applicazione della Legge Europea 2019-2020 nei Paesi europei.
Le lacune normative e la necessità di armonizzazione
Il primo a sottolineare le asimmetrie sorte a seguito dell’adozione di una direttiva di armonizzazione minima è stato Massimo Condinanzi, docente di diritto dell’Unione europea presso l’Università degli studi di Milano, che si è soffermato lungamente anche sulla procedura di infrazione avviata nei confronti dell’Italia per mancato recepimento della direttiva del 2014 attuato nel 2016 e sulle lacune ancora presenti nel nostro ordinamento.
Domenico Sinclari, docente di diritto dell’economia e dei mercati finanziari presso l’Università La Sapienza di Roma, ha parlato poi di “una normativa che lascia agli operatori spazio per muoversi con agilità”, sottolineando “l’importanza di adeguare la propria struttura per portare la propria operatività anche all’estero”.
Le possibilità aperte dal Passaporto europeo sono state giudicate interessanti anche dalle banche. Ad affermarlo è stato Gianfranco Torriero, vicedirettore generale dell’Abi, che ha tuttavia espresso alcune perplessità. “Lo sviluppo del mercato unico accresce la competizione nel comparto della mediazione creditizia ma da solo non basta. In Italia, Francia, Germania e Spagna esistono in primo luogo approcci diversi al credito, quindi tassi di interesse, costi di raccolta e marginalità differenti”, ha affermato. Ci sono poi fattori istituzionali, “in Olanda la normativa fiscale incentiva i mutui al 100%, mentre in Italia sono previsti alcuni casi nei quali si possa eccezionalmente superare l’80%”, nonché differenze che riguardano la clausola di estinzione anticipata, che in Italia è stata eliminata ma vige ancora in altri Paesi, e la garanzia sottostante i mutui, “in Italia è l’ipoteca, mentre in Francia in caso di mancato pagamento subentra un garante con un’operazione di surroga”. Di qui la “necessità di emanare nuove normative di armonizzazione”, che consentano una reale concorrenza.
L’invito alla formazione di Giovanni Calabrò
Da sottolineare, infine l’intervento di Giovanni Calabrò, direttore generale Dg Tutela del consumatore dell’Agcm, che ha rimarcato l’importante conflitto di interesse con cui si trova a fare i conti il mediatore creditizio che venga a contatto con situazioni di sovraindebitamento. “In questi casi è tenuto, e la progressiva riduzione delle segnalazioni che riceviamo ci conforta del fatto che lo faccia sempre più spesso, a prospettare la soluzione più conveniente per il cliente”, ha affermato. A questo proposito ha invitato l’Oam a educare le nuove leve a una maggiore attenzione verso i consumatori più fragili. Invito raccolto dal presidente Francesco Alfonso al termine dell’incontro.
Il parere di Vieri Bencini, presidente dell’Ufi
Numerosa la presenza delle associazioni di categoria al convegno Oam. Vieri Bencini, presidente dell’Ufi (Associazione degli intermediari bancari, finanziari e assicurativi) al termine del meeting ha affermato che “in un mondo in rapida evoluzione il passaporto europeo rappresenta una sfida interessante. Resta da capire come conciliare ordinamenti differenti e far coesistere sul mercato nazionale operatori che beneficiano di sistemi normativi più semplici all’estero”. A questo proposito ha sottolineato che un aspetto delicato sarà la necessità di assicurare che non ci sia asimmetria di trattamento. Alla domanda se gli operatori siano spaventati dal potenziale ingresso nel mercato di attori stranieri, Bencini ha risposto che “i nostri operatori sono al momento ancora un po’ frammentati, quindi l’ingresso potenziale di operatori di scala più ampia può porre delle sfide da gestire”. E gestire è proprio la parola chiave in questo processo: “dovranno capire come organizzarsi per vivere in un mondo più complesso”, ha chiosato.
Il parere di Angelo Spiezia, coordinatore della consulta dei mediatori creditizi di Fimaa
“Il passaporto europeo rappresenta una grande opportunità e apre uno scenario interessante per gli operatori italiani che possono andare all’estero. Di contro, desta qualche preoccupazione perché, come abbiamo avuto modo di ascoltare nel corso del convegno, ci sono una serie di aspetti ancora da chiarire”, ha dichiarato a margine dell’evento Angelo Spiezia, coordinatore della consulta dei mediatori creditizi di Fimaa.
“Alcuni Stati membri hanno recepito la normativa sugli intermediari del credito in maniera completamente diversa – ha spiegato -. Inoltre, molti hanno anche regole molto meno stringenti rispetto a quelle italiane, che, come sappiamo, sono le più rigorose a livello europeo. Questo potrebbe generare delle situazioni di disequilibrio. Bisogna poi chiarire la situazione di chi opera in regime di libera prestazione di servizio rispetto a quella di chi opera con principio di stabilimento, e quindi con la presenza di una filiale, per evitare il rischio di anomalie”.
Paolo Righi e la necessità di semplificazione
Ha parlato di opportunità per gli operatori anche Paolo Righi, già presidente Fiaip, presidente onorario e fondatore di Auxilia Finance, in passato coordinatore della Consulta interassociativa nazionale dell’intermediazione immobiliare. “I mercati sono sempre più aperti e transnazionali, oltre alla mobilità dei lavoratori assistiamo alla mobilità delle persone. Diventa quindi sempre più importante ampliare la nostra visione di insieme. E convegni come questo di oggi sono utilissimi a questo scopo”, ha dichiarato. Righi si è poi soffermato sulla necessità di una armonizzazione delle normative che riguardano l’organizzazione delle professioni in Europa. “Si tratta di un processo complesso per noi, perché il nostro impalcato legislativo è piuttosto bizantino. Speriamo che il passaporto europeo sia l’occasione per una maggiore semplificazione delle norme”, ha aggiunto.
Vito Torelli e la necessità di superare la legge 141
“Quando si parla di passaporto europeo la parola più ripetuta è opportunità. Opportunità di crescita per gli operatori e per tutto il mercato, perché il confronto con i concorrenti che vengono da altre realtà economiche e sono abituati a muoversi all’interno di altri sistemi normativi non può che essere stimolante”, ha affermato Vito Torelli, componente del comitato di gestione dell’Oam. Il suo auspicio è che il raffronto sia di sprone anche per rivedere il decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141 “la cui revisione, alla luce dei cambiamenti intervenuti nel mercato, è sempre più impellente”.