Picciolini, Consumers’ Forum: “Le carte di pagamento sono più sicure dei contanti. Dobbiamo trovare il modo di spiegarlo agli italiani”

Sensibilizzare gli italiani all’uso della moneta elettronica, illustrando i vantaggi collegati ai sistemi di pagamento alternativi al contante. È con questo intento che il Consumers’ Forum, che raccoglie al suo interno le principali associazioni di consumatori e imprese di tutti i comparti industriali e dei servizi, ha organizzato il 24 ottobre a Roma il convegno “Sistemi di pagamento per consumatori consapevoli”. Con Fabio Picciolini, presidente dell’associazione, parliamo delle ragioni che portano gli italiani a preferire banconote e monete rispetto alle carte di pagamento, dei loro costi di gestione e della loro effettiva sicurezza e affidabilità.

A cosa è dovuta la resistenza degli italiani nei confronti delle carte di credito?

Innanzitutto alla scarsa conoscenza che ancora si ha di questi strumenti. Gli italiani non sono contrari all’idea, semplicemente molto spesso non la prendono neanche in considerazione. Si deve notare che nel nostro Paese, al di là di qualche spot televisivo, non c’è mai stata una vera campagna di informazione per spiegare ai cittadini i benefici collegati all’uso delle carte, che riguardano in primo luogo la sicurezza, indubbiamente maggiore di quella offerta dal contante. Girando per strada con i soldi in tasca o in borsa si possono subire rapine, scippi e furti, utilizzando una scheda di pagamento questi rischi si riducono considerevolmente.

Tuttavia secondo l’ultimo rapporto statistico sulle frodi con carte di credito e bancomat diffuso dal Dipartimento del Tesoro, l’anno scorso in Italia si sono registrate 284mila “transazioni non riconosciute”, per un valore complessivo di 52 milioni di euro…
In termini assoluti possono sembrare cifre elevate ma si deve considerare che in termini percentuali il tasso di frode nel nostro Paese è pari a 0,0196%, molto meno di quanto si registra in Gran Bretagna, con lo 0,061%, o in Francia, con lo 0,061%. Inoltre le truffe vanno riducendosi di anno in anno: rispetto al 2010 il tasso è calato di quasi il 14%. È chiaro che anche le carte di pagamento non sono un mezzo esente da rischi, se però sono gestite con un minimo di accortezza offrono certamente maggiori garanzie rispetto al contante.

Un altro problema spesso sollevato dai consumatori è quello dei costi eccessivi…
Sì, è vero. Per avere una normalissima carta di credito un italiano deve pagare ogni anno una cifra che si aggira tra i 30 e i 50 euro, a cui si aggiungono costi per i prelievi, sia in Italia che all’estero, che son mediamente più elevati rispetto a quelli di un bancomat. Senza contare che alcuni negozianti rifiutano il pagamento con la carta per importi bassi, nonostante siano invece tenuti ad accettarlo. Quello su cui vorrei richiamare l’attenzione è questo: l’Abi ha dichiarato che la gestione del contante costa ogni anno al Paese 10 miliardi, 6 dei quali sono a carico delle imprese che operano nel comparto e 4 del sistema bancario. Se si promuovesse in maniera seria l’uso delle carte, si potrebbe pensare di utilizzare una parte dei soldi risparmiati per abbassare le spese collegate alla loro gestione.

Una ricerca di Crif, Assofin e Gfk Eurisko ha rivelato che nel 2011 i volumi transati tramite carte di pagamento sono aumentati. Il numero di carte di credito risulta in diminuzione del 12 per cento, mentre quelle di debito sono cresciute del 4,8 e le prepagate del 14,9. Come possono essere interpretati questi dati?
La diminuzione delle carte di credito deve essere collegata direttamente alla mancanza di soldi: sempre più spesso le famiglie incontrano difficoltà a far fronte alle spese e dunque sono obbligate a ridurle. In questo senso si può leggere anche l’aumento delle prepagate: se io so che ho una certa cifra a disposizione che non posso superare, chiaramente starò più attento a come spenderò il mio denaro. Inoltre queste carte hanno costi di gestione abbastanza contenuti. Per quanto riguarda infine le carte di debito, vediamo che il loro numero è aumentato in concomitanza con la crescita dei volumi transati. Questo significa che le persone hanno utilizzato il bancomat non tanto per fare acquisti ma piuttosto per avere più contanti in tasca. Chiaramente è una contraddizione.

A parte la vostra, sono state intraprese altre iniziative di sensibilizzazione all’uso degli strumenti alternativi di pagamento?
Qualcosa è stato fatto, come ad esempio la campagna “war on cash”, che ha visto la partecipazione dell’Abi e delle associazioni dei consumatori. Vi sono proposte di singole istituzioni, enti e organizzazioni. Ed è stato anche aperto un dialogo con il mondo bancario per risolvere, o almeno ridimensionare, il problema dei costi, su cui circa un anno fa era intervenuta direttamente l’Antitrust, chiedendo di abbassare le spese collegate alle carte. In questo senso alcuni dei provvedimenti adottati dal governo, come la tracciabilità dei pagamenti sopra i mille euro e l’obbligo imposto alla pubblica amministrazione di accettare le carte di credito e il bancomat, non possono che essere visti positivamente. Quello che mi auguro è che adesso si riesca ad andare oltre. Si potrebbe pensare, ad esempio, a qualcosa di simile a quello che è stato fatto con i conti correnti “semplificati”: carte di pagamento di facile utilizzo, che possano essere gestite agevolmente anche da chi ha poca dimestichezza con questi strumenti. L’inventiva certamente non manca né a noi né alle banche. Si tratta solo di sedersi a un tavolo e ragionare su come è possibile raggiungere questo obiettivo.

Aumentare la consapevolezza dei consumatori significa anche migliorare la conoscenza che singoli e famiglie hanno dei meccanismi che regolano il sistema economico. In questo momento di particolare difficoltà, però, i cittadini non hanno molta fiducia in questo sistema…
Certo, anche io non posso definirmi ottimista. Due anni fa ho detto che questa crisi non finirà prima del 2016-2017. Spero ancora di essermi sbagliato, ma temo che, se anche nel 2014 vi sarà un recupero, sarà solo parziale. Detto questo, credo anche che le manovre messe in atto dal governo Monti siano riuscite comunque a far uscire l’Italia dal baratro in cui stava sprofondando. Senza alcun dubbio Monti e i suoi ministri hanno commesso molti errori, come gli esodati e l’aumento dell’Iva, che colpirà anche persone che già si trovano in serie difficoltà economiche, ma penso che la strada imboccata sia quella giusta. Ora si tratta di correggere la rotta attraverso dei provvedimenti che redistribuiscano in maniera più equa tra le varie classi sociali il peso della manovra per salvare il nostro Paese, perché fino ad oggi a pagare sono stati sempre gli stessi.