Raffaella Grisafi, prima donna candidata alle elezioni Oam: “Le sfide più importanti per il comparto e il ruolo di supporto dell’Organismo”

Raffaella Grisafi è la prima donna ad essere candidata per le elezioni del comitato di gestione dell’Oam (Organismo agenti e mediatori). E potrebbe essere la prima a sedere nel board. Avvocato con un dottorato di ricerca, è specializzata nel settore degli intermediari bancari, finanziari e assicurativi e presta la sua attività come consulente e con assistenza giudiziale e stragiudiziale, anche nei procedimenti dinnanzi alle Autorità di vigilanza. Autrice di numerose pubblicazioni, svolge attività accademica e partecipa a tavoli di lavoro istituzionali. Vanta, infine, una formazione consumerista, che conferisce alla sua visione un respiro più ampio e le dona una capacità di sintesi delle esigenze di operatori e clienti. L’abbiamo raggiunta telefonicamente per conoscere il suo parere sui traguardi raggiunti e sugli obiettivi che l’Organismo dovrà porsi nei prossimi anni, nonché su quelle che saranno le priorità del suo mandato nel caso venisse eletta.

In questa prima fase della sua vita l’Oam ha avuto il grande merito di costruire uno sfondo normativo e regolamentare per avviare l’operatività di agenti in attività finanziaria e mediatori creditizi. Questo primo stadio di impianto del sistema ha ora bisogno di ulteriore linfa per permettere all’ Organismo di continuare a supportare e valorizzare ulteriormente il contributo che agenti e mediatori possono dare al mercato del credito”.

Si tratta di una rottura con il passato o dell’evoluzione del percorso intrapreso?
Oggi c’è la necessità di intervenire con normative di dettaglio dell’approccio multidisciplinare, per arricchire il quadro della regolamentazione a cui l’Oam ha dato vita, mediante soluzioni che però aiutino, anche in una logica di sintesi e razionalizzazione, gli operatori. La mia non è un visione sminuente di quanto sinora fatto ma di valorizzazione, mediante un approccio integrato, di tutta una serie di profili che non si possono più rimandare perché siamo di fronte ad un mercato complesso, ricco di servizi, con una clientela molto eterogenea, che ha muta costantemente esigenze e domande, e in cui una visione che tenga conto del panorama legislativo generale e di tutte queste variabili può fare la differenza per il successo della categoria.

Quali sono le sfide più importanti che L’Oam e il comparto dell’intermediazione si trovano ad affrontare in questo momento?
Le sfide sono molte ed intercettabili a più livelli: ci sono i progressi tecnologici, l’evoluzione normativa comunitaria che investirà anche questo settore, il tema dell’accesso alla professione di giovani e donne e quello dell’educazione finanziaria come opportunità di crescita personale della categoria e servizio ai clienti. E c’è la necessità di valorizzare nel modo migliore una categoria che presenta un valore aggiunto su un mercato del credito, che tende a disintermediare, ed in cui appunto agenti e mediatori rappresentano la forma di prossimità territoriale più importante per una popolazione che è ancora molto abituata alla presenza del consulente. Non vanno poi trascurati i nuovi fenomeni di contatto con la clientela, anche legati all’utilizzo dei social, di servizi in outbound, delle moderne forme di pubblicità redazionale e marketing, che dovrebbero indurci a riflettere sulla necessità di definire ruoli e requisiti, anche al fine di prevenire fenomeni di abusivismo che danneggiano chi opera rispettando le regole.

Partiamo dalla digitalizzazione…
Una categoria con un ruolo così importante paradossalmente non è assistita da una serie di strumenti che le consentirebbero di beneficiare degli aspetti positivi che digitalizzazione, open banking e fintech stanno portando in termini di business e di tutela della clientela. Si stanno aprendo una serie di prospettive per le quali non esiste alternativa: agenti e mediatori devono trovarsi nelle condizioni di accedere e partecipare al sistema a parità di condizioni rispetto agli altri operatori, anche per supportare l’evoluzione stessa. Non possiamo permetterci che la categoria perda questa occasione perché sarebbe una sconfitta per il sistema generale del credito che, ricordiamolo, di agenti e mediatori si serve e si alimenta. Bisogna dunque stimolare il legislatore, che talvolta trascura la categoria, soprattutto in questo momento in cui a livello comunitario assistiamo a un grande fermento normativo. E occorre aprirsi all’idea di evoluzione del modello stesso di vigilanza, come del resto sta avvenendo per le altre autorità a livello nazionale e sovranazionale, sempre più chiamate a misurarsi con le sfide del mercato e della società per mezzo si di approcci tradizionali come quelli autorizzativi, di controllo e sanzionatori ma anche di proattività e di supporto alla categoria dei vigilati e, perché no, di coordinamento e collaborazione con le altre entità che operano in settori incidentalmente interessati dall’intermediazione creditizia.

Quali sono e cosa comportano le nuove norme comunitarie per mediatori e agenti?
Chi opera quotidianamente in questo comparto sa che da qualche anno a questa parte siamo in presenza di un moto normativo costante, che deriva dalle tante normative – dalla trasparenza all’antiriciclaggio, dalla privacy alle normative recenti come Idd, Pog, etc. – che impegnano molto gli operatori nell’ottica di assicurare un mercato conforme ed efficiente. Non va dimenticato che ci sono direttive in materia di finanziamenti, aggiornamento del Codice del consumo, ruolo dei collaboratori, che intercetteranno inevitabilmente questo settore, che deve dunque proattivamente partecipare, anche per fare in modo che in sede di recepimento si tenga conto delle esigenze specifiche di agenti e mediatori e dunque si legiferi anche pensando ad essi. Così evitando i dubbi applicativi che spesso derivano dall’ignorare una categoria comunque destinataria di obblighi, che però deve interpretare e riadattare regole pensate per gli altri operatori della filiera del credito.
Insomma, è un momento normativo di grande complessità, in cui agenti e mediatori sono chiamati ad applicare una molteplicità di norme per cui serve un respiro più ampio, che deve partire dall’alto. E l’Oam per prima dovrà potenziare la sua azione e la sua presenza in tal senso.

In questo contesto che ruolo può avere l’educazione finanziaria, cui lei dedica impegno e attenzione?
Il tema dell’educazione finanziaria – e aggiungerei dell’educazione digitale – è stato spesso trascurato in questo contesto ma è fondamentale, perché ha una sua valenza in termini di professionalizzazione e di arricchimento del capitale umano della categoria. È un servizio a favore degli operatori ma allo stesso tempo può rappresentare un grande contributo alla società, in virtù del contatto diretto che agenti e mediatori hanno con i propri clienti.

Passando al tema dell’accesso alla professione, cui accennava inizialmente, cosa si può fare per i giovani e le donne?
Il tema dell’accesso alla professione di quelle categorie che generalmente scontano un gap nel mondo del lavoro, come i giovani e le donne, merita attenzione specifica. Sarebbe interessante capire quante sono e quali ruoli ricoprono in questo contesto le figure femminili, nonché quali e quante sono le possibilità per i giovani che oggi intendono approcciarsi a questo mestiere. A questo proposito, probabilmente andrebbe individuato un sistema che agevoli la fase di start up per i giovani che si affacciano nel comparto e sostenga con misure specifiche le donne, anche al fine di favorire processi di crescita professionale verticale all’interno delle singole realtà.

Quali vantaggi potrebbe offrire la sua formazione consumerista al board dell’Oam?
La tutela del consumatore non è una novità per l’Organismo, trattandosi di un elemento che di fatto caratterizza l’attività quotidiana di mediatori e agenti. In quest’ottica la mia formazione scientifica e l’esperienza professionale anche in materia di normativa a tutela del consumatore non possono che costituire un ulteriore punto di forza per il contributo che potrei dare all’interno del Comitato, perché permetterebbe di mettere a fattore comune un know-how imprescindibile in questo settore. Ritengo un dovere di responsabilità partecipare fornendo un contributo concreto quale quello che deriva dal percorso professionale di ciascuno e che sono sicura guiderà la scelta di chi è chiamato a votare, che mi piace pensare si stia approcciando a questa tornata elettorale con una visione tesa a valorizzare il merito, anche alla luce di un futuro prossimo così sfidante.