Ritorna la Rassegna Stampa della settimana: in un solo articolo vi offriamo la possibilità di accedere alle notizie più influenti relative al mondo dei mercati finanziari. Attraverso questa selezione di news sugli aspetti macro e micro dell’economia vogliamo offrire un servizio informativo efficace e completo rivolto agli operatori finanziari.
In questo numero si parlerà di Poste, di fondi pensionistici, di titoli da acquistare e da vendere. Inoltre, verranno analizzati altri temi come quello dei big data e della possibile fusione tra Banca Popolare di Milano e il Banco Popolare.
1. Poste, stimato un dividend yield del 5%
C’è attesa per i conti 2015 di Poste Italiane, che saranno resi noti il prossimo 22 marzo. Il focus è soprattutto sui dividendi che saranno annunciati per via delle indicazioni date dalla società di un pay-out ratio di almeno l’80%.
“Ci aspettiamo un dividendo di 0,34 euro per azione, che equivale a un pay-out dell’82%, e pari a un rendimento del 5,3%”, affermano gli analisti di Kepler Cheuvreux in una nota pubblicata oggi. Il broker prevede che il gruppo guidato dall’ad Francesco Caio chiuderà il 2015 con ricavi per 30,3 miliardi di euro, +6,4% sul 2014 e con un utile netto di 548 milioni di euro, a fronte dei 212 milioni del 2014.
Il focus è in particolare sulla redditività del business assicurativo dal momento che il gruppo “annuncerà l’indicatore Solvency II e le polizze collocate nel quarto trimestre che noi ci aspettiamo robusti sulla scia della domanda da parte dei risparmiatori di prodotti di protezione del capitale dopo il salvataggio delle quattro banche a novembre”, spiega Kepler Cheuvreux.
Per Mediobanca Securities il dividendo sarà di 0,33 euro per azione, in linea con il pay-out ratio dell’80%. “Ciò implica un dividend yield del 5%, confermiamo il giudizio outperform e il target price a 8,5 euro”, afferma Mediobanca Securities. A Piazza Affari alle ore 10:20 il titolo Poste Italiane saliva dello 0,1% a 6,49 euro.
2. Pensioni di scorta, la lezione americana
“Diversificare. E ricordarsi che i rendimenti sono incerti, le spese certe. Non si risparmia abbastanza per il futuro. Per questo serve l’iscrizione automatica ai piani previdenziali. La cosa più difficile per la gente è risparmiare abbastanza per la pensione. La pensione obbligatoria americana, la Social security, non è molto generosa e di fatto il più grande errore dei risparmiatori negli Stati Uniti non riguarda il modo in cui investono, ma il fatto che risparmiano troppo poco e spesso non sfruttano gli strumenti a loro disposizione, come i piani pensionistici individuali”. Così Terrance Odean, professore di Finanza alla Haas School of Business della University of California a Berkeley, sul Corriere Economia.
Per rispondere alla domanda su quanti rischi può assumersi, secondo Odean un lavoratore deve pensare a una strategia pensionistica su vari livelli: “I bisogni di base (il cibo, un tetto) possono essere considerati garantiti dal governo con la pensione obbligatoria, priva di rischi; oltre quello, qualsiasi investimento prevede un certo rischio”.
Una soluzione sempre più popolare negli Stati Uniti sono i target date fund (in italiano «fondi obbiettivo»), che cambiano automaticamente la diversificazione dei loro investimenti mentre si avvicina il pensionamento: più azioni se mancano tanti anni, più reddito fisso se il traguardo è vicino. Un target fund tipico per chi ha 25 anni d’età e ha davanti a se 40 anni di lavoro e risparmi, prevede il 90% del portafoglio in azioni.
Da corriere.it/economia/finanzapensioni-scorta
3. Banco/Bpm, da Bce lettera con indicazioni per fusione
La Banca popolare di Milano e il Banco Popolare hanno ricevuto ieri una lettera della Banca centrale europea, che fa seguito all’incontro della scorsa settimana a Francoforte tra i vertici delle due banche e gli esperti dell’Eurotower. La missiva, secondo quanto riferiscono fonti finanziarie, contiene nuove indicazioni e richieste ritenute imprescindibili per procedere con il processo di fusione.
Non si tratterebbe di un vero e proprio ultimatum, la lettera contiene le condizioni per concedere il via libera alla fusione, ma lo spazio per la trattativa sembra ormai molto limitato. Anche perché, stando alle anticipazioni di Mf-Milano Finanza, la Bce avrebbe comunicato alle due banche la necessità di un aumento di capitale a seguito del potenziale merger quando più volte il ceo di Bpm , Castagna, e l’ad del Banco, Saviotti, hanno escluso una ricapitalizzazione per fondersi.
Se la fusione con il Banco dovesse saltare, i soci-dipendenti di Bpm potrebbero trovare un accordo con il fondo di private equity Investindustrial, guidato da Andrea Bonomi, per il rinnovo dei vertici aziendali, come anticipato da MF-Milano Finanza.
D’altra parte “le banche target non mancano”, aggiungono gli analisti di Icbpi in una nota di oggi in cui ribadiscono il rating sell sul titolo Bpm (target price in revisione), al momento in ribasso del 6,54% a 0,664 euro in borsa. Perde di più il Banco Popolare sospeso per eccesso di ribasso con un calo teorico del -13,81%.
4. Societè Generale, 5 buy e 5 sell in Europa
Société Générale segnala i titoli che meritano il rating buy (comprare) e quelle invece da vendere (sell).
Da comprare:
1) Endesa. Sulla utility elettrica spagnola il rating è stato incrementato da hold (mantenere) a buy (comprare) con prezzo obiettivo 19 euro (+11%), perchè lo scenario del settore è diventato più promettente e gran parte dei rischi sono già scontati nelle quotazioni attuali.
2) Generali . Sul gruppo assicurativo è stato ribadito il rating buy (comprare) visto che nomina di Philippe Donnet come ceo è considerata un passo nella giusta direzione. Il target price del titolo, che ha un p/e (prezzo/utile) in calo da 8,8 nel 2016 a 8,4 nel 2017, è 22 euro (+58%). Negli ultimi 12 mesi è sceso del 27%.
3) Refresco Gerber. Prezzo obiettivo di 17,8 euro (+20%) e conferma del rating buy sul gruppo olandese che opera nel settore bevande. Alle quotazioni attuali tratta infatti a sconto rispetto alla media. La performance del titolo, che capitalizza 1,2 miliardi di euro, è negativa (-5%) negli ultimi tre mesi.
4) Elis. La società commerciale francese sta portando avanti un piano di crescita che è destinato a ridare fiducia agli investitori. Il rating è buy con target price 19 euro (+20%). Negli ultimi 12 mesi il titolo, che capitalizza 1,8 miliardi di euro, è salito del 9%. Il dividend yield 2016 è 3%.
5) Carrefour . Il prezzo obiettivo di 38 euro implica un margine di rialzo del 50%, perché la strategia di medio termine presentata dal management è destinata a portare buoni risultati nel medio termine. Il titolo, che capitalizza 18,3 miliardi di sterline, ha registrato una performance negativa (-18,5%) negli ultimi 12 mesi.
Da vendere:
1) Brunello Cucinelli . Sulla società italiana del fashion, che capitalizza 1 miliardo di euro, gli analisti hanno confermato il rating sell (vendere), con prezzo obiettivo 15 euro, inferiore alle quotazioni attuali, perché nonostante il recente ribasso il titolo tratta con un premio troppo alto rispetto ai concorrenti. La performance negli ultimi 12 mesi è negativa (-20%).
2) Novo Nordisk. La valutazione del gruppo farmaceutico danese è troppo elevata rispetto ai competitor, visto che il titolo viene scambiato con un p/e sugli utili attesi nel 2016 di 23, che implica un premio del 50% sulla media, non giustificato da una crescita attesa dei risultati per azione (eps) 2015-2020 di poco maggiore ai concorrenti. Il rating è stato confermato sell (vendere) e il target price è 320 corone.
3) Hugo Boss. Prezzo obiettivo di 47 euro e rating sell (vendere), perché ci sono molti rischi che riguardano il futuro del gruppo ancora da scontare nelle quotazioni attuali, considerando anche il rallentamento della Cina. Il titolo, che capitalizza 3,8 miliardi di euro, ha lasciato sul terreno il 54% negli ultimi 12 mesi.
4) Tod’s. La strategia seguita per l’espansione della rete di negozi non consente di realizzare i progressi attesi dei risultati che gli analisti si aspettavano. Sulla società, che capitalizza 2,2 miliardi di euro, è stato ribadito il rating sell (vendere) con prezzo obiettivo 71 euro. Negli ultimi 12 mesi il titolo è sceso del 24%.
5) Evraz. Dopo l’annuncio dei risultati 2015 gli analisti hanno confermato il giudizio negativo con target price 40 pence sulla società mineraria russa, perchè l’outlook del settore continua a restare molto incerto. Il titolo, che capitalizza 1,2 miliardi di sterline, tratta 9 volte gli utili 2016.
5. Il 2015 è stato l’anno di finanza e big data
Il 2015 è stato l’anno delle startup digitali nella finanza, dell’internet of things, della sharing economy e dei big data mentre Brescia (23%) incalza Milano (29%) fra le città dell’innovazione mettendosi alle spalle la Capitale (18%). Talent Garden, la più grande piattaforma europea di talenti per il digitale, e Ibm Italia hanno analizzato per il secondo anno consecutivo le conversazioni generate su twitter in tema di innovazione e startup, cioè circa un milione di tweet prodotti nell’ultimo anno da oltre 111.000 utenti unici.
Milano (29%) si conferma la “città degli innovatori”, seguita a ruota da Brescia (23%) che si piazza davanti a Roma (18%). Sono ancora preponderanti i numeri delle discussioni su Twitter nelle città del nord ma anche le province iniziano a parlare di startup e innovazione. Il Mezzogiorno è rappresentato da Napoli, al 5° posto con il 3%, e da Palermo, quindicesima. Dietro a Napoli si mettono in evidenza Trieste, Vicenza, Firenze, Massa e Cremona. Analizzando i tweet in base al genere, gli uomini restano stabilmente in maggioranza (70%) e concentrano l’attenzione su argomenti tecnici e finanziari mentre le donne – il cui impegno in ambito startup risulta ovunque in in crescita – dimostrano maggiore propensione verso la condivisione, la creatività e la formazione.
Da IlSole24ore/2015/anno della finanza e dei big data