Ritorna la rassegna stampa della settimana: in un solo articolo vi offriamo la possibilità di accedere alle notizie più influenti relative al mondo dei mercati finanziari. Attraverso questa selezione di news sugli aspetti macro e micro dell’economia vogliamo offrire un servizio informativo efficace e completo rivolto agli operatori finanziari.
1. Bce, pericolo deflazione. Italia troppo fragile
La Bce prevede una crescita annua del Pil in termini reali pari all’1,4% nel 2016, 1,7% nel 2017 e 1,8% nel 2018. Rispetto al dicembre 2015 le attese sono state riviste lievemente al ribasso a causa della lenta crescita mondiale. Lo scrive Francoforte nel suo bollettino mensile.
Italia, ma anche Belgio, Irlanda, Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia e Finlandia sono vulnerabili ed esposti a rischi elevati per la sostenibilità del bilancio pubblico nel medio periodo, dovuti soprattutto agli alti livelli del debito e/o a cospicue passività implicite. Occorrono quindi ulteriori sforzi di risanamento per condurre stabilmente il rapporto debito pubblico/Pil su un percorso discendente. I Paesi con alti livelli di indebitamento sono particolarmente vulnerabili a un rialzo dell’instabilità nei mercati finanziari, per il legame ancora forte tra conti pubblici e settore finanziario. Inoltre la loro capacità di adattamento a possibili shock avversi è piuttosto limitata, avverte la Bce.
La ripresa economica nell’area euro sta proseguendo, anche se a ritmi inferiori a quelli attesi e in prospettiva dovrebbe procedere a un ritmo moderato. La domanda interna dovrebbe essere ulteriormente sorretta dalle misure di politica monetaria e dal loro impatto favorevole sulle condizioni finanziarie, oltre che dal costante incremento dell’occupazione grazie alle riforme strutturali attuate in precedenza.
2. Banco-Bpm, via libera Bce e dei consigli alla fusione: nasce la terza banca italiana
Il matrimonio tra Bpm e Banco Popolare si farà. Ricevuta la benedizione della Bce, i consigli dei due istituti, in riunioni-fiume in parallelo a Milano e Verona, hanno dato il via libera alla fusione, dalla quale nascerà la terza banca italiana, dietro Unicredit e Intesa. Nella capogruppo – si legge in una nota congiunta – il 54% sarà in mano agli azionisti del Banco e il 46% ai soci di Bpm.
Da ilsole24ore
3. Agenzie rating: le banche dove i conti correnti sono più al sicuro
Almeno fino al 2014, l’Europa è stata una delle zone più sicure sotto il profilo delle banche commerciali: secondo una classifica di Global Finance Magazine, infatti, la top 10 è tutta occupata da istituti del Vecchio Continente.
Ma nelle prime 50 posizioni, non compare nemmeno una banca italiana.
Lo studio ha stilato la classifica analizzando 500 istituti operando una media dei voti delle principali agenzie di rating, Standard & Poor’s, Moody’se Fitch (dati aggiornati all’agosto 2014). La tripla A vale dieci punti, AA+ ne vale nove, e così via. Ecco la top 10:
- KfW, Germania. Asset: 640,953 milioni di dollari; Fitch: AAA; Moody’s: Aaa; S&P:AAA Punteggio finale: 30
- Zürcher Kantonalbank, Svizzera. Asset: 167,927 milioni di dollari; Fitch: AAA; Moody’s: Aaa; S&P:AAA Punteggio finale: 30
- Landwirtschaftliche Rentenbank, Germania. Asset: 112,995 milioni di dollari; Fitch: AAA; Moody’s: Aaa; S&P:AAA Punteggio finale: 30
- L-Bank, Germania. Asset: 96,733 milioni di dollari; Fitch: AAA; Moody’s: Aaa; S&P:AAA Punteggio finale: 30
- Bank Nederlandse Gemeenten, Paesi Bassi. Asset: 180.917 milioni di dollari; Fitch: AAA; Moody’s: Aaa; S&P:AA+ Punteggio finale: 29
- Nederlandse Waterschapsbank, Paesi Bassi. Asset: 100.500 milioni di dollari; Moody’s: Aaa; S&P:AA+ Punteggio finale: 27,5
- NRW.BANK, Germania. Asset: 197.425 milioni di dollari; Fitch: AAA; Moody’s: Aa1; S&P:AA- Punteggio finale: 26
- Caisse des Dépôts et Consignations, Francia. Asset: 197.337 milioni di dollari; Fitch: AA+; Moody’s: Aa1; S&P:AA Punteggio finale: 26
- Banque et Caisse d’Epargne de l’Etat, Lussemburgo. Asset: 56.102 milioni di dollari; Moody’s: Aa1; S&P:AA+ Punteggio finale: 26
- Société de Financement Local (SFIL), Francia. Asset: 115.195 milioni di dollari; Fitch: AA; Moody’s: Aa2; S&P:AA Punteggio finale: 24
Per consultare la classifica completa: Global Finance
4. Btp Italia, arriva al primo capolinea senza il traino dell’inflazione
Il primo Btp Italia è vicino alla scadenza. Ha senso, vista la testarda latitanza dell’inflazione, investire ancora una quota del portafoglio in questi strumenti agganciati al costo della vita? Come si fa anche per le azioni e i Btp «classici» a fronte di quotazioni in calo ci si domanda se sia il momento adatto per immetterne in portafoglio, sfruttando il calo dei valori di scambio nel mercato secondario.
Il Btp Italia non è uno strumento in crisi d’identità, ma una sorta di motore diesel che farà sentire nel tempo tutta la potenzialità. Se nell’arco di sette anni il costo della vita non riprenderà a salire, ci sarà motivo di preoccupazione non tanto per il Btp Italia, quanto per l’insieme dell’economia interna e, forse, internazionale.
Le premesse per un miglioramento delle prospettive dell’economia si manifestano, anche se sono deboli: questi segnali e le decisioni della Bce, il prossimo 10 marzo, potrebbero fornire ulteriore carburante.
I conti
L’occasione di acquisto potrebbe quindi rivelarsi, a posteriori, propizia. Mancano venti giorni circa al rimborso del primo Btp Italia, collocato con successo dal Tesoro quattro anni fa. La data di scadenza coincide con il sabato Santo: anziché il 26, l’accredito avrà luogo il 29 di marzo, prima data lavorativa disponibile. Emesso al valore nominale, 100, il risparmiatore persona fisica, il «nettista», incasserà lo stesso valore a suo tempo investito, perché non verrà applicata imposta sul capitale. Mentre il flusso cedolare semestrale lordo offrirà poco più di 107 euro ogni 10 mila. Manca, è ovvio, il supporto dell’inflazione. E il titolo soffre, perché le sue caratteristiche mal si conciliano con l’attuale andamento deflazionistico. Un piccolo regalo, comunque, spetterà a chi ha conservato in portafoglio il titolo fin dalla sottoscrizione iniziale: un premio pari al 4 per mille del valore nominale. Per ogni 10 mila euro di valore nominale, l’accredito sarà di 35 euro, già al netto dell’imposta del 12,50%.
Da corriere.it
5. Fca, il bond 8 anni va a ruba
È da 1,25 miliardi di euro, a fronte di ordini per oltre 4,5 miliardi di euro, il bond a otto anni lanciato oggi da Fiat Chrysler Automobiles, un’emissione che arriva a pochi giorni dall’innalzamento del rating del gruppo da parte di Standard & Poor’s.
Il rendimento del bond, con scadenza marzo 2024, è stato fissato al del 3,75%, dopo un’indicazione iniziale stamattina in area 4,125%, poi rivista tra il 3,750% e il 3,875%. “Con carta investment grade che rende poco o niente e gli acquisti Bce che andranno ulteriormente a deprimere i rendimenti, un’emissione come quella di Fiat fa gola”, ha commentato un leadmanager. Joint bookrunner del collocamento sono Banca Imi, Credit Agricole , Deutsche Bank , Rbs, Societe Generale e Unicredit .
La scorsa settimana scorsa S&P ha alzato il rating di Fca a BB da BB- con outlook stabile, una valutazione che rimane comunque sotto l’investment grade. Un upgrade motivato dal fatto che il gruppo ha completato tutti i passaggi necessari per la rimozione dei vincoli al pieno accesso ai 10,4 miliardi di euro di liquidità a disposizione della controllata americana Fca US.
Il 2016 si configura come un anno di scadenze obbligazionarie piuttosto pesanti per il gruppo Fca , circa 5 miliardi di euro complessivi, e parte della liquidità sbloccata negli Usa potrebbe essere utilizzata per coprire queste scadenze. Diversamente da S&P, Moody’s ha un rating B2 su Fca e Fitch BB-.
A Piazza Affari, al momento, il titolo Fca scende dello 0,42% a quota 7,085 euro. Ma oggi Mediobanca Securities ha confermato il rating outperform sul titolo con un target price a 10 euro in seguito alle indicazioni arrivate da Ford. In un evento a New York il Cfo della casa Usa ha fornito alcuni dettagli sul raggiungimento del punto di pareggio, sul taglio dei costi e sull’andamento dei prezzi dell’usato.
In particolare, il top manager crede che il punto di pareggio per il produttore d’auto statunitense possa collocarsi a 11 milioni di veicoli prodotti per il mercato degli Stati Uniti (nel 2015 Ford ha chiuso ben al di sopra con 17 milioni prodotti). Inoltre, in uno scenario di recessione, la società potrebbe tagliare i costi per 3 miliardi di dollari.
Anche General Motors ha detto che il punto di pareggio è 11 milioni di veicoli prodotti. “Per Fca il punto di pareggio è leggermente più alto a 12 milioni di unità – affermano gli analisti di Mediobanca –. C’è quindi ancora molto spazio dal livello di 17,8 milioni del 2015. Vediamo il rischio che le vendite di auto scendano al livello di 16-16,5 milioni tra il 2017 e il 2018, tuttavia le case automobilistiche guadagneranno lo stesso”.
Il Cfo di Ford ha anche dichiarato che la divisione finanziaria del gruppo, Ford Credit, risente dell’impatto (100 milioni di dollari nel primo trimestre di quest’anno) del calo dei prezzi dell’usato, “un primo segno di riscaldamento del mercato, ma facciamo presente che la divisione dei servizi finanziari non ha un peso enorme sul bilancio di Fca “, concludono gli analisti di Mediobanca.