Rassegna stampa: 5 notizie dal mondo dell’economia | n.6

Con la nostra rassegna stampa potrete accedere alle notizie più influenti relative al mondo dei mercati finanziari, accuratamente selezionate dalla redazione di Simplybiz per voi lettori. Attraverso questa selezione di news sugli aspetti macro e micro dell’economia vogliamo offrire un servizio informativo efficace e completo.

In questo numero parleremo di: deflazione, Banco/Bpm, Fintech, rendimenti e titoli assicurativi. 

1. Italia ancora in deflazione. Prezzi giù per il secondo mese consecutivo

L’Italia è rimasta in deflazione nel mese di marzo. È quanto risulta dalle stime preliminari che sono state diffuse dall’Istat.

L’indice che misura il trend dei prezzi ha riportato su base annua un calo dello 0,2%, contro il meno 0,3% di febbraio. Su base mensile, il trend è stato invece positivo, con un rialzo dello 0,2%. La latitanza dell’inflazione continua a essere il tallone d’Achille dell’economia dell’Eurozona.

L’Istat ha reso noto nel suo rapporto che l’inflazione acquisita per il 2016 è pari a -0,4% (era -0,6% a febbraio) e che il permanere del calo tendenziale dei prezzi risente dell’ulteriore flessione dei prodotti energetici e in particolare dei prodotti energetici non regolamentati (-11,2%, da -8,5% del mese precedente), pur in presenza dell’inversione della tendenza dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+0,5%, da -0,7% di febbraio) e di altri lievi segnali di ripresa registrati dai prezzi di alcune tipologie di prodotto (Alimentari non lavorati, Beni durevoli e semidurevoli, Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona), che hanno contribuito, però, solamente a ridurre l’ampiezza della flessione dell’indice generale.

Al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, l’”inflazione di fondo” sale a +0,6% (da +0,5% di febbraio); al netto dei soli beni energetici si porta a +0,4% (era +0,3% il mese precedente).

Da Wallstreetitalia

2. Banco/Bpm: Bce chiede aumento di capitale da 1 miliardo

Il cda del Banco Popolare ha approvato un’operazione di rafforzamento patrimoniale da 1 miliardo di euro, come previsto dalle richieste Bce per il via libera alla fusione con Bpm. I soci saranno convocati per il prossimo 7 maggio (6 maggio in prima convocazione) per dare il via libera all’operazione che prevede un ampio ventaglio di possibilità a discrezione del cda. La delega al board, infatti, prevede la possibilità di un aumento di capitale, l’emissione di obbligazioni convertibili e convertende. I titoli potranno essere offerti, in tutto o in parte, in opzione agli aventi diritto anche con l’esclusione del diritto di opzione. Il cda potrà collocare le azioni presso investitori qualificati.

Da La Stampa

3. FinTech, il business marcia e spaventa i rivali

Nel settore del credito 9 manager su 10 ritengono gli affari delle loro aziende minacciati dall’exploit delle startup che stanno trasformando la finanza con digitale e app. Ora però i due mondi collaborano.

A realizzare questo mondo interconnesso ci pensano società innovative, le cosiddette fintech, start-up che attraverso la digitalizzazione e le app stanno trasformando il mondo della finanzia. Ma che si presentato anche come una minaccia per gli operatori tradizionali. Passando al setaccio 544 tra amministratori delegati, direttori dell’Ict e manager di banche, assicurazioni e altre realtà della finanza, Pwc ha evidenziato in Global FinTech Report, appena pubblicato, che 8 su 10 ritengono il proprio business a rischio e vedono le fintech come potenziali concorrenti. Negli istituti di credito la preoccupazione è più alta che altrove: la pensano così 9 manager su 10. Perché nei prossimi cinque anni, secondo Pwc, le fintech potrebbero aver portato via agli operatori della finanza più tradizionali il 23% degli affari. E le stesse fintech stimano di potersi aggiudicare il 33% di queste attività. La soluzione, come sempre, è nel mezzo: collaborazione. Nel futuro, infatti, si prevedono inevitabili joint-venture tra operatori consolidati e società di blockchain o altre analoghe tecnologie “disruptive” per la finanza.

Da Repubblica.it

4. RENDIMENTI Come arrivare al 4% senza rischiare troppo

Per vedere almeno il 2% bisogna sottoscrivere un bond governativo messicano in euro. E per salire oltre il 2% bisogna accettare rating più bassi, quindi una maggiore dose di rischio, magari anche in termini di scadenza o di subordinazione rispetto ad altri creditori nell’ipotesi di insolvenza dell’emittente.

Così, per incassare il 3,4% a 6-7 anni si può scegliere tra un’emissione di Fca a scadenza luglio 2022, con rating sotto il livello investment grade (quindi un titolo high yield) oppure acquistare un’obbligazione di Mediobanca in scadenza nell’aprile del 2023, però subordinata e quindi a sua volta giudicata speculative grade.

E allora come è possibile strappare rendimenti intorno al 4%.

Da Milanofinanza

5. Chi promette di più tra gli assicurativi

1) Zurich. Rating sell (vendere) per la compagnia elvetica che merita un prezzo obiettivo di 180 franchi, inferiore alle quotazioni attuali. Zurich è un gruppo assicuratore globale che offre prodotti e servizi in più di 170 Paesi. I ricavi 2015, realizzati per il 27% nel ramo vita, sono superiori a 48 miliardi di dollari, mentre l’utile netto è 1,84 miliardi. Il p/e (prezzo/utile) scende da 10 nel 2016 a 9,5 nel 2017, a fronte di un utile per azione (eps) rispettivamente di 21,77 e 23,36 franchi. In leggero aumento il roe (redditività del capitale) che passa dal 10,3 al 10,7%. Molto attraente il dividend yield del 7,7% in funzione di una cedola in entrambi gli esercizi di 17 franchi. Negli ultimi tre mesi la performance del titolo, che capitalizza 33,2 miliardi di franchi, è negativa (-13,4%).

2) Aegon. Alla società olandese è stato assegnato un target price di 7 euro, contro una quotazione recente di 4,92, che implica un potenziale del 40%. Il rating è buy (comprare). Il gruppo, che capitalizza 10,4 miliardi di euro, è specializzato nel ramo vita e pensioni (90% dei ricavi). Deriva inoltre il 56,5% dei premi dalle Americhe. Il titolo tratta 6 volte l’utile 2016 e 5,6 quello del prossimo esercizio, pari rispettivamente a 0,81 e 0,88 euro. Il roe sale dal 6,7 al 7%, mentre il rendimento della cedola migliora dal 5,7 al 6,9%, a fronte di un dividendo rispettivamente di 0,28 e 0,34 euro. Negli ultimi tre mesi è sceso del 6,5%, meno della media.

3) Allianz. Il gruppo tedesco, che capitalizza 65 miliardi di euro, è secondo gli analisti dell’investment bank francese leggermente sottovalutato (8,5%) rispetto a un prezzo obiettivo di 155 euro, con rating hold (mantenere). E’ leader nel settore assicurativo (53% dei premi nel vita) e nell’asset management, con quasi 85 milioni di clienti in oltre 70 Paesi. Nell’esercizio 2015 i premi totali hanno toccato 120 miliardi di euro, a fronte di un utile netto di 6,6 miliardi. Il titolo viene scambiato 9,8 volte l’utile 2016 e 9,6 quello del 2017, a fronte di un eps pari rispettivamente a 14,52 e 14,86 euro.  La redditività è in leggera riduzione, visto che il roe passa dal 10,2 al 9,9%. Il rendimento della cedola è invece intorno al 5% in entrambi gli esercizi, con il dividendo stimato rispettivamente 7,28 e 7,45 euro. Negli ultimi tre mesi il titolo ha lasciato sul terreno il 12,5%.

4) Generali.È una delle compagnie con il maggiore potenziale di rialzo (+60%) rispetto a un prezzo obiettivo di 21 euro. Il rating è stato quindi incrementato da hold (mantenere) a buy(comprare). Il gruppo opera prevalentemente nel settore assicurativo vita (72% dei premi) ed è attivo in più di 60 Paesi. Il titolo, che a Piazza Affari capitalizza 20,2 miliardi di euro, tratta con un multiplo di 8,1 sull’utile 2016 e di 7,4 su quello del 2017 (eps pari rispettivamente a 1,61 e 1,76 euro). Dopo quattro anni di performance inferiore alla media, il 2016 dovrebbe essere l’anno del riscatto grazie alle migliorate prospettive sul fronte dei margini reddituali e di una valutazione borsistica non troppo cara. Il dividendo è stimato 0,83 nel 2016 e 0,95 nel 2017, che corrisponde a un dividend yield del 6,4% quest’anno e del 7,3% nel prossimo. Il roe è stabile (10,3% nel 2016 e 10,7% nel 2017). La performance degli ultimi tre mesi è -23,5%.

5) Axa. Al gigante francese, che capitalizza 50,4 miliardi di euro, è stato assegnato il rating  buy (comprare), con target price 32 euro, del 55% superiore alle quotazioni attuali. I ricavi 2015, realizzati per il 60% nel ramo vita, sono intorno a 37 miliardi di euro, mentre l’utile netto è 5,6 miliardi. Il p/e (prezzo/utile) scende da 8 nel 2016 a 7,5 nel 2017, a fronte di un utile per azione rispettivamente di 2,55 e 2,76 euro. Stabile al 9,8% la redditività del capitale (roe). Interessante anche il dividend yield del 6,2% nell’esercizio corrente e del 6,9% nel prossimo, in funzione di una cedola rispettivamente di 1,28 e 1,43 euro. Negli ultimi tre mesi la performance del titolo è negativa (-17,7%).

Da  Milanofinanza