“Il governo – ha aggiunto – deve varare presto dei progetti pilota, del valore di almeno due miliardi di euro ciascuno, su cui far convergere gli investitori istituzionali internazionali”.
Caputi sottolinea che purtroppo oggi “il nostro Paese non ha prodotti pronti da offrire sul mercato internazionale e la carenza di progetti e prodotti italiani al Mipim lo dimostra“. È quindi il momento di pensare a una “strategia di commercializzazione internazionale del patrimonio immobiliare pubblico”, perché “come l’industria del turismo che per crescere genera sempre nuove mete, così il real estate mondiale cerca nuovi approdi su cui investire”.
Oltre a regole certe e tempi rapidi, Caputi indica altre condizioni per attrarre investimenti stranieri nell’immobiliare italiano: “È necessario che le SGR e le SIIQ tornino a privilegiare gli interessi assoluti dei titolari delle quote dei fondi senza accontentarsi solo di incassare lauti compensi”. E anche le banche, secondo Caputi, devono fare la loro parte, “mostrando coraggio nell’effettuare uno stop loss nei confronti di società decotte e progetti senza uscita, che vengono mantenuti in vita togliendo risorse a nuovi investimenti redditizi”.
Infine Caputi conclude sottolineando la necessità di “sviluppare in Italia una maggior cultura del prodotto immobiliare e della sua gestione, perché la qualità del prodotto e il suo mantenimento in efficienza sono parametri irrinunciabili”.