“L’iscrizione all’Oam rappresenta l’ennesima duplicazione di vigilanza e oneri a carico dei promotori finanziari, i quali dovranno sostenere nuovi costi per il contributo di iscrizione e di vigilanza, il pagamento delle tasse dovute, oltre a obblighi relativi alla formazione su questi strumenti. Nel caso non vengano riconosciuti requisiti professionali sufficienti, il promotore finanziario è tenuto alla frequenza di un corso di formazione professionale e al superamento dell’apposita prova d’esame. Ma non è ancora tutto. Per poter esercitare l’attività di agente o mediatore, il D.Lgs. n. 141/10 richiede obbligatoriamente la stipula di una polizza di assicurazione della responsabilità civile per i danni arrecati nell’esercizio dell’attività derivanti da condotte proprie o di terzi, e la dotazione di una casella di posta elettronica (PEC) certificata e della firma digitale. E poi c’è il nodo previdenza: potrebbe aggiungersi un ulteriore contributo alle già numerose incombenze dei promotori finanziari”. Così Maurizio Bufi, presidente dell’Anasf, l’Associazione nazionale promotori finanziari, ha commentato l’ultima versione del testo del D.Lgs. n. 141/10, come approvata dal consiglio dei Ministri lo scorso 14 settembre.
“La decisione del Consiglio dei ministri graverà sull’intera categoria, per un’attività residuale all’interno della prestazione del servizio offerto dal promotore finanziario alla sua clientela, nonché per una minima parte di professionisti che svolge anche un’attività di agenzia”, ha sottolineato Bufi, che in una nota alla stampa ha ricordato l’impegno profuso dall’Anasf per la tutela della categoria degli agenti e dei mediatori.
“Il percorso è iniziato quasi un anno fa, quando il 21 ottobre 2011 l’associazione ha risposto alla consultazione pubblica del ministero dell’Economia specificando come la norma potesse dare luogo a un ingiusto e oneroso trattamento per i promotori finanziari. Il primo dicembre dello stesso anno Anasf ha inviato un ulteriore approfondimento e nel maggio del 2012 ha partecipato a una nuova consultazione pubblica sullo stesso decreto del ministero dell’Economia. A luglio di quest’anno, dopo la presentazione del decreto alle Camere per l’espressione del prescritto parere, abbiamo dialogato con le commissioni parlamentari preposte, che hanno accolto le nostre richieste emendative, comprendendo la necessità di salvaguardare la nostra categoria da eventuali ulteriori oneri. Il Parlamento si è espresso positivamente sulle nostre istanze, raccogliendole nei pareri delle commissioni Finanze di Camera e Senato che chiedevano al governo l’accoglimento delle nostre modifiche. Abbiamo inoltre ricevuto ripetute rassicurazioni dagli uffici del ministero sul buon esito delle nostre proposte vista la loro intrinseca ragionevolezza. Chiediamo di sapere perché le indicazioni di Camera e Senato sono state disattese e sulla base di quali valutazioni è stata redatta in ultima istanza una norma così sfavorevole per la nostra categoria”.
L’Anasf, ha concluso Bufi, prende atto della decisione del governo “ribadendo che i promotori finanziari possono contare sui continui sforzi dell’Associazione per portare avanti le istanze della categoria nel dialogo con le istituzioni, che andrà avanti nei prossimi mesi nella totale trasparenza che ha contraddistinto finora il nostro operato. È nostro parere infatti che i promotori finanziari, regolamentati fin dal 1991 con la legge istitutiva delle Sim, siano già adeguatamente vigilati dalla Consob, e su questo punto continueremo a insistere”.