Righi, Fiaip: “Renzi sull’immobiliare cambi verso”

Paolo Righi Fiaip
Paolo Righi, presidente nazionale della Fiaip

“Mutuando una frase del presidente di Confedilizia Corrado Sforza Fogliani, ‘non si comprende se l’aumento della Tasi, sia l’ultimo atto del governo Letta o il primo del governo Renzi’, potremmo dire che questo Paese non vive di certezze ma di speranze. Speranze che noi dell’immobiliare avevamo riposto nel governo tecnico di Monti, poi in quello della grande coalizione Lettiana e ora in quella del nuovo che avanza Renzi. La natura apartitica del mondo associazionistico fa si che le lodi o le critiche al governo e alle istituzioni in genere si basino su dati di fatto e non su simpatie ideologiche. E proprio sui dati di fatto, Fiaip aveva lodato le dichiarazioni del primo ministro, che proprio nel giorno del suo insediamento aveva sgombrato il campo sulla nefasta ipotesi di una nuova patrimoniale e annunciato un nuovo “piano casa”, ritenendo poi, che sull’aumento della Tasi avrebbe deciso di valutare attentamente la situazione rimandando a giugno ogni decisione”. Così il presidente della Fiap Paolo Righi ha commentato la notizia dell’aumento della Tasi. La tassa sui servizi indivisibili.

“Noi dell’immobiliare – ha aggiunto  Righi – pensavamo inoltre di avere una sponda nella componente alfaniana del governo che, a più riprese, si è dichiarata “sentinella anti-tasse” e che, contro l’attacco al patrimonio immobiliare degli Italiani compiuto dal Governo Monti, si era fortemente battuta in passato.

L’urgenza con cui Renzi ha voluto diventare presidente del Consiglio, se da un lato non rispondeva alle prassi democratiche da lui stesso dichiarate più volte, “mai al governo senza passare dal voto”, dall’altro era quasi ineluttabile, per chi dell’urgenza e della necessità di “cambiare verso”, ha fatto il suo mantra.

Purtroppo, con l’aumento della Tasi si tasseranno ancora una volta, i soliti noti, cittadini e imprese.

Il costo medio degli aumenti per le imprese, viene calcolato con un minimo di 600 milioni di euro ed un massimo di 1.5 miliardi, proprio per quelle imprese a cui il primo Ministro ha promesso un consistente taglio del cuneo fiscale. Mentre per i cittadini si profila una pressione fiscale pari a quella raggiunta con l’introduzione dell’Imu prima casa.

Dalla vecchia Ici ad oggi e dopo ben tre governi, la cui nascita è stata dettata dall’emergenza, la pressione fiscale sull’immobiliare è passata da 10,5 miliardi a circa 28 miliardi, il settore è passato da 870 mila compravendite annue a 410 mila e si sono persi 750 mila posti di lavoro.

Non si contano i fallimenti e i concordati preventivi delle imprese costruttrici e dell’intera filiera.

Se storicamente la proprietà immobiliare ha rappresentato una fonte di sicurezza per le famiglie italiane, oggi la casa viene vista come un centro di costo, e questo grazie alle politiche scellerate sulla casa, messe in campo fino a questo momento.

L’aumento della Tasi, non solo contraddice le elementari norme volte alla crescita economica, ma è un regalo bello e buono al partito trasversale dello spreco, che si annida in larga parte proprio in quei Comuni a cui le somme provenienti da questa tassa sono destinate, e di cui tanto si è parlato in occasione del Decreto “Salva Roma”.

Se vogliamo fare ripartire l’economia Italiana, lo dobbiamo fare con ricette che tengano conto della nostra realtà economica e sociale; è indubbio che il nostro Paese sia innegabilmente legato al settore dell’immobiliare e dell’edilizia e che da qui discendano tutte le attività della filiera, per questo Fiaip sostiene che se riparte l’immobiliare riparte l’Italia.

Il gioco delle tre carte per cui si innalzano le tasse su un comparto per abbassarle ad un altro, è inutile e dannoso, il carico della pressione fiscale è ormai al massimo in ogni settore ed è diventato insostenibile per qualsiasi famiglia o azienda.

L’unica ricetta possibile è quella di eliminare gli sprechi e di abbassare i costi della spesa pubblica, partendo proprio dai Comuni e dalle regioni, e nel contempo abbassare la pressione fiscale, l’esatto opposto di quanto sta accadendo nel nostro Paese.

Con un grande sforzo intellettuale possiamo ancora una volta sperare che l’aumento della Tasi sia solo l’ultimo atto del governo Letta, perché se invece fosse il primo del governo Renzi, nulla cambierebbe nel confronto con i due governi precedenti. Presidente Renzi, ci ascolti, sull’immobiliare cambi verso”.