
A lungo invocato, è stato “messo da parte” in sede di riforma ma mai dimenticato. Il contratto nazionale per i collaboratori di mediatori creditizi e agenti in attività finanziaria continua ad essere il grande assente in quel processo di radicale e rapida trasformazione che la nuova disciplina introdotta dal D.Lgs. 141 del 2010 da un lato e la crisi economica e finanziaria dall’altro hanno determinato nel settore dell’intermediazione del credito.
Una parte consistente degli operatori del settore della mediazione creditizia, delle loro rappresentanze sindacali e di quelle della parte datoriale non ha mai smesso di sottolineare la necessità di un inquadramento contrattuale ad hoc che possa riconoscere e tutelare la professionalità del collaboratore e la sua libertà come imprenditore.
Dell’argomento si è tornati a discutere nell’ambito del convegno “La nuova professione del collaboratore, verso il contratto nazionale”, organizzato ieri a Roma dal Simedia, il Sindacato dei mediatori creditizi e degli agenti in attività finanziaria, alla presenza di esponenti e rappresentati del mondo della politica e delle istituzioni.
“Da sempre abbiamo considerato quello dei collaboratori uno dei nodi fondamentali della riforma della professione del mediatore e dell’agente”, ha ricordato il presidente del Simedia Severino Oliva in apertura dei lavori. “Ormai da tempo, insieme alle altre sigle sindacali stiamo lavorando a un contratto che sia più ampio di quello dell’agente di commercio, che certo non può che andare stretto a una figura come quella del collaboratore, oggi chiamato a ricoprire un ruolo sempre più centrale nell’intermediazione del credito”.
L’appello lanciato dal sindacato per l’apertura di un tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati ha incontrato il favore di Silvano Moffa, già presidente del XI commissione (Lavoro) del Senato, che durante il suo intervento ha ribadito la necessità di razionalizzare il quadro delle norme che disciplinano il settore della mediazione creditizia in un momento di transizione particolarmente delicata come quella che sta attraversando, e degli esponenti delle associazione datoriali presenti, Eustacchio Allegretti, presidente dell’Assomea, e Giovanni Sozio, della costituenda Ama.
Come spiegato da Alberto Venezia, dello Studio Alberto Venezia Avvocati, un contratto specifico per i collaboratori di mediatori e agenti garantirebbe, tra le altre cose, la possibilità di armonizzare i rapporti con i datori di lavoro, limitando i contenziosi legali. “Una forma di contrattazione necessitata ex lege – ha evidenziato Venezia – consentirebbe di risolvere diversi problemi, a cominciare dall’asimmetria nella gestione dell’indennità di fine rapporto oggi esistente tra agenti e collaboratori fino ad arrivare all’inserimento, all’interno del contratto, di uno strumento per la soluzione delle controversie e passando per il ridimensionamento dei termini di preavviso in caso di cessazione del rapporto di lavoro”.
Una serie di vantaggi cui si aggiunge la riduzione dell’abusivismo che un contratto collettivo ad hoc potrebbe portare.