Sofferenze imprese, outlook Abi-Cerved: nel 2016 previsto calo dal 3,7 al 3%

Abi Logo BuonoNel corso dell’anno prossimo il tasso di ingresso in sofferenza delle società non finanziarie scenderà al 3% dall’attuale picco del 3,7%. Il miglioramento riguarderà tutte le fasce dimensionali anche se le previsioni disegnano l’avvio di un graduale processo di convergenza dei tassi, con una riduzione del rischio più accentuata per le società più piccole. Questi i risultati del primo outlook Abi e Cerved sulle sofferenze delle imprese italiane. Il progetto congiunto, spiega una nota, prevede la pubblicazione di un osservatorio a cadenza semestrale e ha lo scopo di stimare e prevedere i tassi di ingresso in sofferenza delle società non finanziarie per classe dimensionale, contribuendo ad ampliare le informazioni a disposizione sul tessuto economico nazionale.

A livello settoriale – prosegue il Rapporto- l’incidenza delle nuove sofferenze è attesa al 2,5% nell’industria (-1 punto rispetto a stima per il 2014). La riduzione prevista è di un punto per micro e piccole imprese, di 0,9 punti per le medie aziende e di 0,7 punti per le società maggiori, le più vicine ai valori pre-crisi. Nelle costruzioni il tasso di ingresso in sofferenza, pur in calo di 0,9 punti rispetto al 2014, è previsto nel 2016 a livelli storicamente molto elevati, pari a quasi il triplo di quanto osservato nel 2007. Nei servizi si prevede che l’incidenza delle nuove sofferenze diminuirà al 2,8% (3,4% nel 2014). 

Dal punto di vista territoriale, i modelli indicano un miglioramento diffuso a tutte le aree del Paese, ma alla fine dell’esercizio di previsione il gap tra il Centro-Sud e il resto del Paese rimarrà significativo. Nel 2016 il tasso di ingresso in sofferenza è infatti previsto nel Sud e nelle Isole al 4,4%, nel Centro al 3,4%, nel Nord Ovest al 2,4% e nel Nord Est al 2,2%. Le previsioni per dimensione di impresa indicano che ancora nel 2016 il rischio delle grandi società del Mezzogiorno (3%) rimarrà superiore a quello delle microimprese che hanno sede nel Nord.

I dettagli relativi alla dimensione delle imprese che entrano in default rappresentano infatti un aspetto rilevante che da oggi, grazie alla collaborazione tra Abi e Cerved, sarà monitorato con continuità. Nell’ambito della ricerca, le società non finanziarie sono distinte in quattro classi dimensionali, secondo i criteri della Commissione Europea: microimprese (meno di 10 addetti e giro d’affari inferiore ai 2 milioni di euro), piccole imprese (fino a 50 dipendenti e fatturato inferiore ai 10 milioni), medie imprese (fino a 250 addetti e fatturato al di sotto dei 50 milioni) e grandi imprese (oltre 250 addetti e fatturato superiore ai 50 milioni).

Sulla base degli score individuali di rischio che Cerved produce per le imprese italiane, l’analisi ricostruisce i tassi di ingresso in sofferenza a partire dal 1990, per macrosettore di attività, area geografica e dimensioni delle società, colmando il vuoto informativo delle statistiche ufficiali. I tassi di sofferenza ottenuti alimentano un modello di stima di rischiosità dei prestiti alle imprese. 

Complessivamente, la ricostruzione delle serie storiche per classe dimensionale conferma una maggiore rischiosità associata a dimensioni minori di impresa, ma con alcune eccezioni. In generale, le microimprese evidenziano tassi di ingresso in sofferenza doppi rispetto a quelli delle grandi società. Questo non avviene nelle costruzioni, settore in cui con la crisi le sofferenze si sono impennate in misura maggiore tra le grandi imprese e la loro incidenza ha superato quella stimata per PMI e microaziende. Al maggior rischio medio delle imprese di minori dimensioni non corrisponde peraltro, nota il Rapporto, una maggiore rischiosità dei portafogli di prestiti alle PMI, e ciò perché è più bassa, per le imprese di minori dimensioni, la correlazione tra gli eventi di default (in altre parole, è più marcato l’effetto positivo della diversificazione del portafoglio).

Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved, ha commentato: “Attraverso le previsioni tracciate con Abi possiamo riconoscere l’avvio di un graduale processo di miglioramento del tasso di decadimento delle imprese. I risultati di questo progetto congiunto indicano nei prossimi anni un miglioramento diffuso anche tra le piccole imprese. Un fenomeno che dovrebbe essere favorito sia dalla ripresa dell’economia sia dal processo di ristrutturazione che ha interessato il sistema economico, con l’uscita dal mercato delle società più fragili, soprattutto di dimensione minore”.

Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, ha dichiarato: “Grazie al lavoro congiunto con Cerved si può disporre di un set informativo che affronta per la prima volta in modo sistematico il tema della rischiosità a livello di dimensioni di impresa; dal punto di vista operativo ciò è utile perché fornisce, con grado di dettaglio, informazioni rilevanti per la gestione dei modelli di rischio e aiuta a valutazioni del rischio in un’ottica prospettica (forward looking). Circa il merito, apprezziamo il previsto consolidarsi delle tendenze alla riduzione del rischio di credito, fenomeno che andrà monitorato anche in relazione agli sviluppi della congiuntura macro ed accompagnato da ulteriori processi di rafforzamento strutturale delle nostre Pmi”.