Sul secondo gradino del podio si trovano le banche canadesi, con profitti pari all’1%, seguite a brevissima distanza dalle colleghe statunitensi, che hanno totalizzato uno 0,9%.
L’ultimo posto spetta invece alle italiane, con una perdita media pari all’1,2%.
Secondo gli esperti della Bri, il vantaggio competitivo degli istituti australiani è reso possibile dai bassi costi delle operazioni bancarie e dagli elevanti interessi riconosciuti ai clienti.
“Nel 2011 le banche australiane hanno ottenuto buone performance in quasi tutti i settori, contribuendo in maniera significativa a sostenere l’economia del Paese in un momento di crisi come quello che tutto il mondo occidentale sta attraversando”, ha sottolineato Nicholas Hossack, amministratore delegato dell’Australian bankers association. “Riuscire a mantenere alta la fiducia dei nostri clienti nel sistema bancario è un risultato importante, del quale possiamo essere orgogliosi”.
Profitti a parte, gli istituti australiani primeggiano anche per il basso livello dei loro costi operativi, pari all’1,17% dei loro asset. Una valore estremamente contenuto, rispetto al quale hanno saputo fare meglio solo le banche francesi e quelle svedesi.