Con la nostra rassegna stampa potrete accedere alle notizie più influenti relative al mondo dei mercati finanziari, accuratamente selezionate dalla redazione di Simplybiz per voi lettori. Attraverso questa selezione di news sugli aspetti macro e micro dell’economia vogliamo offrire un servizio informativo efficace e completo.
In questo numero parleremo di: produzione industriale in Italia, prestiti a famiglie e imprese, evasione fiscale, banche e scudo fiscale, sofferenze finanziarie.
1. La produzione industriale frena, ma cresce del 2,5% rispetto al 2015
Doccia fredda sull’industria italiana, che a febbraio cala dello 0,6% su gennaio. Il dato negativo è tuttavia attutito dalla ripresa nel confronto annuo: rispetto allo stesso periodo del 2015, infatti, l’indice rilevato dell’Istat è in crescita dell’1,2%. L’istituto di Statistica, inoltre, sottolinea come nella media dei primi due mesi dell’anno, la produzione sia salita del 2,5% rispetto allo stesso periodo del 2015. È positivo in particolare l’andamento dei beni strumentali, che vedono un incremento del 6,9% nell’anno.
Prosegue anche il trend positivo della produzione di autoveicoli che aumenta del 15,3% rispetto al 2015: nei primi due mesi dell’anno l’incremento è stato del 18%. Continua, quindi, la forte espansione del settore iniziata nel 2014. Detto del boom dei beni strumentali, restano in difficoltà i beni di consumo che crescono dello 0,3%. Nuova significativa flessione per il comparto energetico (-4,6%).
Per quanto riguarda i settori di attività economica, a febbraio 2016 i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+8,3%), della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (+8,2%) e delle altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+8,2%). Le diminuzioni maggiori si registrano nei settori della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-7,5%), della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-5,5%) e delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-2,4%).
2. Miracolo, crescono i prestiti a famiglie e imprese
In aumento a febbraio i prestiti a famiglie e imprese: è quanto emerge dai “Principali voci dei bilanci bancari” di Bankitalia. I prestiti al settore privato, corretti per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari, hanno registrato una crescita su base annua dello 0,6% (a fronte di una contrazione a gennaio, sempre su base annua, del -0,2%). I prestiti alle famiglie sono cresciuti dell’1% sui dodici mesi (0,8% nel mese precedente); quelli alle società non finanziarie sono aumentati, sempre su base annua, dello 0,3% (-0,9% a gennaio).
I tassi d’interesse sui finanziamenti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, comprensivi delle spese accessorie, sono stati pari al 2,76% (2,85 nel mese precedente); quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo all’8,52% (8,50 nel mese precedente). I tassi d’interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie di importo fino a 1 milione di euro sono risultati pari al 2,73% (2,78% nel mese precedente); quelli sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia all’1,10% (1,55% a gennaio). I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,49%.
Il tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze (senza correzione per le cartolarizzazioni ma tenendo conto delle discontinuità statistiche) è stato pari al 4,7% (in diminuzione rispetto al tasso di crescita su base annua registrato a gennaio, pari al 9%).
Tale diminuzione, secondo l’Istituto di via Nazionale, “dipende da operazioni di cessione di crediti in sofferenza realizzate nel mese di febbraio”. Se si corregge il tasso di crescita per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari, analogamente a quanto si fa per il totale dei prestiti, il tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze risulta pari al 13,4%, come a gennaio.
A febbraio il tasso di crescita sui dodici mesi dei depositi del settore privato è stato pari al 3,4% (3,6% a gennaio). La raccolta obbligazionaria, incluse le obbligazioni detenute dal sistema bancario, è diminuita del 15,3 per cento su base annua (-16,5 per cento nel mese precedente).
3. Paradisi fiscali sottraggono 860 miliardi l’anno all’Ue dell’austerità
Solo nell’Unione Europea il costo dell’evasione dovuta ai paradisi fiscali costa qualcosa come 860 miliardi di euro l’anno, secondo James S. Henry, ex capo economista della McKinsey. L’esistenza dei porti sicuri nei quali mettere al riparo ingenti fortune è un elemento integrato della libertà di movimento dei capitali, e lo stesso discorso vale anche per il dumping fiscale che facilita l’elusione di aliquote gravose a multinazionali come Apple o Amazon. A fornire un’analisi di ampio respiro sulla complessità di questo sistema, ostile alla stragrande maggioranza dei cittadini, sono Guido Iodice e Thomas Fazi, da tempo impegnati in una puntuale critica ai modelli di crescita economica, con particolare attenzione alla realtà europea. Tenuto conto del fatto che otto fra i venti maggiori paradisi fiscali al mondo si trovano proprio in Europa ( Svizzera, Lussemburgo, Jersey, Germania, Regno Unito, Belgio, Austria e Cipro), Fazi e Iodice evidenziano semplicemente che la montagna di denaro deviata dal fisco poggia il suo peso su una maggioranza di contribuenti che non sono certo nella condizione di sfruttare né l’elusione né tanto meno hanno interesse a aprire conti offshore.
4. Banche, ecco chi beneficerà di più dello scudo
Un vasto numero di investitori istituzionali tra banche, assicurazioni, fondazioni bancarie e cassa depositi e prestiti ha aderito alla creazione del fondo Atlante per assicurare il successo degli aumenti di capitale delle banche più fragili e per risolvere il problema delle sofferenze.
Il fondo avrà 5 miliardi di euro di dotazione iniziale che potrebbe arrivare fino a 6 miliardi: le banche contribuirebbero per 3 miliardi di euro (Intesa Sanpaolo e Unicredit con 1 miliardo di euro a testa e con un impatto di -30 punti base sul Cet1, indicano gli analisti di Equita, Ubi Banca con 500 milioni e le altre banche esclusa Mediobanca con 500 milioni), le assicurazioni con 1 miliardo, le fondazioni con 500 milioni, Sga (una sorta di bad bank pubblica creata nel 1997) con 500-600 milioni e la Cdp con altri 500-600 milioni di euro. Naturalmente Mps , Banca Carige , la Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca non parteciperanno al progetto.
Il fondo sarà gestito da una società di gestione patrimoniale indipendente (Quaestio Sgr) e potrà intervenire nella sottoscrizione di aumenti di capitale non assorbiti dal mercato a cominciare da quelli della Banca popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Una notizia quindi positiva per tutto il settore anche in vista dei diversi aumenti di capitale, in tutto 3,5 miliardi di euro, che alcune popolari si apprestano a lanciare.
5. Fmi: “Sofferenze Italia sopra media Ue, bene Atlante”
Il Fondo monetario internazionale promuove Atlante, il fondo di sostegno alla banche varato con il via libera del governo, e sottolinea l’alto livello delle sofferenza bancarie in Italia dove sono l’11,2% del totale degli impieghi. Una media più alta del 6,7% della Spagna, del 2,8% del Regno Unito e del 4,3% dell’area euro core. La situazione non è rosea neppure per il resto d’Europa con le banche Ue che hanno ancora 900 miliardi di euro di non performing loan, crediti deteriorati (dati alla fine di giugno 2015): il Fmi sottolinea come le pressioni del mercato indichino che “una più completa soluzione al problema delle banche in Europa non può più essere posticipata. Gli elevati livelli di crediti deteriorati vanno affrontati con una strategia ampia e l’eccesso di capacità nel sistema bancario dell’area euro dovrà essere affrontato nel tempo”.
Anche per questo motivo il direttore esecutivo per l’Italia al Fmi, l’ex commissario allo spending review Carlo Cottarelli, sottolinea che il fondo Atlante “è una cosa giusta, una cosa importante da fare. E’ nella direzione che il Fmi ha indicato” anche perché il livello dei crediti deteriorati resta “elevato”. Inoltre, i tassi di interesse bassi o negativi hanno effetti positivi sulle banche, ma possono anche accelerare la compressione dei margini di interesse. Soprattutto per gli istituti che hanno già deboli punti di partenza in termini di redditività: secondo il Fmi in questa categoria rientrano le banche di “Germania, Italia e Giappone”.
Sul fronte bancario, i rischi maggiori sono in capo alle banche cinesi a causa dei debiti delle aziende con “i prestiti bancari potenzialmente a rischio che ammontano a quasi 1.300 miliardi di dollari”. Lo stima il Fondo monetario internazionale spiegando che questi prestiti a rischio delle imprese che non sono in grado di generare profitti sufficienti a coprire il debito, potrebbero tradursi “in potenziali perdite per le banche pari al 7% del Pil”, avverte Josè Vinals che poi aggiunge: “Questo numero può sembrare elevato ma è gestibile grazie alle riserve finanziarie delle banche e del governo”.