TOP NEWS: la settimana in 5 notizie | n.7

    Con la nostra rassegna stampa potrete accedere alle notizie più influenti relative al mondo dei mercati finanziari, accuratamente selezionate dalla redazione di Simplybiz per voi lettori. Attraverso questa selezione di news sugli aspetti macro e micro dell’economia vogliamo offrire un servizio informativo efficace e completo.

    In questo numero parleremo di: banche coinvolte nello scandalo Panama papers, Def, Pil, pensioni e titoli europei consigliati da Barclays.

    1. Panama Papers, pressione su banche: ecco le più presenti sui paradisi fiscali

    Lo scandalo dei Panama Papers rischia di avere conseguenze più ampie rispetto a quelle individuali che riguardano celebrità e politici di tutto il mondo: la fuga di notizie ha messo in luce quanto il sistema finanziario sia legato ai paradisi fiscali, fatto che potrebbe essere non privo di conseguenze. Non è un caso che il commissario europeo agli Affari Economici, Pierre Moscovici, abbia detto che il leak dei Panama Papers sia una “buona notizia” e che questo potrebbe dare slancio al miglioramento della trasparenza finanziaria.

    A fornire una chiara rappresentazione di come e quanto le banche siano presenti sulle piazze dei paradisi fiscali è un editoriale di Bloomberg. Nella classifica degli istituti bancari più presenti a vario titolo nei paradisi fiscali (fra quelli che hanno comunicato ufficialmente tali informazioni) compaiono, a seguire, Royal Bank of Scotland, Societe Generale, Credit Suisse e Ubs.

    Operare nel paradiso offshore non è in sé illegale, come non lo è neanche l’apertura di un conto – a patto che venga fatto con la trasparenza richiesta dalla legge. Ma lo scandalo dei Panama Papers mette nero su bianco una serie di attività che, com’è noto, esulano dall’utilizzo legale di queste esotiche destinazioni. Finora le banche, però, non sono finite sotto accusa.

    Da Wallstreetitalia

    2. Renzi: “Approvato il Def, non ci saranno manovre correttive”

    Il consiglio dei ministri ha approvato il Def. Lo ha annunciato il premier Matteo Renzi, sottolineando che non ci saranno altre manovre. “In 26 mesi di convivenza non abbiamo mai effettuato manovra correttiva, è termine che abbiamo rottamato, appartiene al passato”, ha spiegato.

    L’economia italiana “cresce, la crescita accelera in buona parte trainata dall’effetto delle misure del governo e si accompagna al miglioramento continuo delle finanze pubbliche sia in termini di deficit che di debito”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, al termine del cdm, annunciando che il Pil 2016 crescerà dell’1,2%. “L’argomento che l’Italia chieda troppo è semplicemente sbagliato, l’Italia ha più flessibilità perché è più in regola di altri per le riforme messe in campo e per gli investimenti. I paesi nel braccio correttivo come la Francia non possono usare flessibilità perchè le loro finanze non sono in regola come le nostra. L’Italia è in regola non ingorda”. Così il ministro Pier Carlo Padoan.

    Il “deficit del 2015 è confermato al 2,6%, nel 2016 va al 2,3% e all’1,8% nel 2017”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan al termine del Cdm che ha varato il Def, sottolineando che continua la politica di sostegno alla crescita con il rafforzamento e risanamento della finanza pubblica”

    “Siamo tranquilli che l’1,8% sia assolutamente compatibile con il quadro europeo”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, parlando al termine del cdm, del deficit 2017 fissato all’1,8% del Pil. “L’Italia è più in regola di altri Paesi nel chiedere la flessibilità”, ha aggiunto.

    “Non ci saranno altre manovre. No”. Così Matteo Renzi illustrando il Def con il ministro Padoan. “In 26 mesi di convivenza non abbiamo mai effettuato manovra correttiva, è termine che abbiamo rottamato, appartiene al passato”, ha aggiunto.

    Da Ansa.it

    3. Il Pil del Nord Italia è doppio di quello del Sud

    Il Pil pro capite crolla ai minimi da 10 anni (25.256 euro), ma l’effetto più drammatico della crisi è la completa spaccatura del Paese in due tronconi: Nord e Sud. Dall’ombra delle Alpi al mar Ligure la recessione ha avuto effetti ridotti e, anzi, in alcuni casi ha anche permesso di crescere. Dalle pendici del Vesuvio in giù, invece, la crisi ha mietuto una vittima dopo l’altra. E’ quanto ha messo nero su bianco l’Istat nel rapporto “Noi Italia” secondo cui la ricchezza del Nord Ovest(30.821 euro di Pil pro capite) è doppia di quella del Mezzogiorno (16.761).

    Il rapporto Istat, però, è ricco di informazioni che aiutano a fotografare la realtà italiana dalla quale – per esempio – emerge una pubblica amministrazione più generosa rispetto alla media europea con una spesa di 13.500 euro l’anno per abitante: meno di Francia, Germania e Regno Unito, ma più della Spagna. Nel 2014 – anno di riferimento del rapporto – sono calati i consumi elettrici (-3% su anno) e la produzione lorda di energia elettrica (-4,3%) con i primi che sono scesi al valore più basso degli ultimi 12 anni: in entrambi i casi siamo sotto la media europea. Con una quota del 31,3% di consumi da energia rinnovabile l’Italia supera la media Ue (25,4%).

    La nota dolente resta sempre il lavoro: gli occupati in età 20-64 anni sono oltre sei su dieci, ma pemane un forte squilibrio di genere a sfavore delle donne (70,6% gli uomini occupati, 50,6% le donne) come il divario territoriale tra centro-nord e mezzogiorno. Nella graduatoria europea, comunque, solo Grecia, Croazia e Spagna hanno tassi d’occupazione inferiori. Il tasso di disoccupazione è in calo, ma il 58,1% dei senza impiego cerca lavoro da oltre un anno. In questo senso preoccupano gli oltre 2,3 milioni (il 25,7% del totale) giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano.

    Da Repubblica.it

    4. Previdenza, pensioni in cerca di verità

    Di cosa parliamo, quando parliamo di pensioni?  Nello specifico, si fa riferimento al tasso di sostituzione, il dato che misura quanto il sistema riconosce ai lavoratori in quiescenza a fronte dei contributi versati. Il dato più utile è il tasso di sostituzione netto che misura il rapporto tra l’importo della prima rata di pensione e quello dell’ultima retribuzione al netto del prelievo contributivo e fiscale. Fornisce, dunque, una misura dell’adeguatezza delle prestazioni attese.

    Ecco i valori secondo le ipotesi ufficiali della Ragioneria generale dello Stato: per i dipendenti si va dal 70,3% all’ 81,6% (per le generazioni che stanno entrando ora nel mondo del lavoro), con un minimo del 59,7% per carriere importanti (retribuzione annua più 3% in termini reali). Per i lavoratori autonomi, per i quali è previsto un graduale aumento dell’aliquota contributiva totalmente a loro carico, si registra un lieve incremento del tasso di sostituzione e potranno contare su una pensione netta che va dal 63,9% al 75,4% dell’ultimo reddito da lavoro. Si tratta di buoni rapporti, che non sembrano giustificare accenti così esasperati come si sentono in giro.

    Da Corriere.it

    5. Barclays: otto titoli europei che rendono più del 4%

    Fra i titoli europei selezionati dagli analisti di Barclays, grazie al potenziale di rialzo nei prossimi 12 mesi, ecco quelli che offrono un rendimento della cedola (dividend yield) molto interessante.

    1) BP. Il dividend yield stimato per l’esercizio 2016 del colosso petrolifero, che capitalizza 66,3 miliardi di sterline, è 7,5%. Il titolo tratta a 16 volte l’utile 2016 e 9 volte quello del prossimo anno. Il rating è overweight (sovrappesare) con prezzo obiettivo 5,50 sterline (+54%).

    2) Ing. Il gruppo finanziario olandese, che capitalizza 42 miliardi di euro, ha un rendimento della cedola 2016 del 6,4%. Il titolo, che merita il target price 15,50 euro (+43%), tratta 10 volte l’utile 2016 e 9,6 volte quello del prossimo anno. Il rating è overweight.

    3) Petrofac. Il dividend yield 2016 della compagnia Uk specializzata nei servizi petroliferi (3,2 miliardi di sterline di capitalizzazione) è stimato intorno al 5%. Alle quotazioni attuali il titolo ha un p/e 2016 di 10,8 che scende a 9 nel 2017, mentre il target price è 13,20 sterline (+44%).

    4) Aviva. Il rendimento della cedola dell’esercizio 2016 della compagnia assicurativa Uk è stimato 5%, mentre il prezzo obiettivo è 664 pence (+44%). E’ una delle società finanziarie favorite dagli analisti. Il titolo, che capitalizza 18,6 miliardi di sterline, tratta con un p/e 2016 di 8,7, in leggero calo a 8 nel 2017.

    5) Bmw . Il gruppo automobilistico tedesco, che capitalizza 53,3 miliardi di euro, offre un dividend yield 2016 del 4%. Resta una delle top pick del settore grazie al potenziale di crescita superiore alla media. Il rating è overweight con target price di 129 euro (+57%).

    6) British American Tobacco. La politica dei dividendi del gigante del tabacco, che capitalizza 76 miliardi di sterline, assicurerà secondo gli analisti un rendimento della cedola del 4%. Il rating è overweight con prezzo obiettivo 4.400 pence (+8%).

    7) Jupiter Fund Management. Il small cap Uk sta portando avanti la giusta strategia di diversificazione, assicurandosi un vantaggio rispetto ai competitor. Il rendimento della cedola 2016 è intorno al 6%. Il rating del titolo, che capitalizza 1,9 miliardi di sterline, è overweight con prezzo obiettivo 475 pence (+15%).

    8) Wolseley. Il dividend yield stimato per l’esercizio 2016 della società inglese, specializzata nei business services, che capitalizza 10,2 miliardi di sterline, è 4,8%. Il titolo tratta a 15,7 volte l’utile 2016 e 14 quello del prossimo anno. Il rating è overweight con target price 4.400 pence (+10%).

    Da Milanofinanza