Il consiglio di amministrazione di Veneto Banca s.p.a ha approvato all’unanimità la relazione finanziaria consolidata al 30 giugno 2016.
Nel corso del primo semestre 2016 il Gruppo ha proseguito nell’attività di ristrutturazione iniziata nella seconda metà del 2015 e che è stata segnata in particolare dalla trasformazione della banca in società per azioni (19 dicembre 2015), dalla realizzazione del rafforzamento patrimoniale da 1 miliardo di euro (30 giugno 2016) attraverso l’ingresso del Fondo Atlante nel capitale della banca (quota del 97,6%) e la nomina di un nuovo consiglio di amministrazione (8 agosto 2016).
L’aumento di capitale ha consentito a Veneto Banca di migliorare sensibilmente il proprio profilo patrimoniale e di liquidità, riportando i relativi coefficienti (CET1 ratio e Lcr) al di sopra dei limiti regolamentari. Tale miglioramento ha avuto inoltre ulteriori impatti positivi sulla fiducia della clientela e conseguentemente sulla dinamica della raccolta diretta con l’indicatore Lcr salito all’87% a fine agosto.
PRINCIPALI DATI ECONOMICI DEL PRIMO SEMESTRE 2016
Il Gruppo Veneto Banca ha chiuso il primo semestre con una perdita di 259 milioni di euro. Tale risultato è la conseguenza di tre principali fattori: 1) l’incertezza e la posticipata conclusione nell’esecuzione dell’aumento di capitale che hanno condizionato il business ordinario (calo degli attivi fruttiferi superiore al 9% nei sei mesi) e la profittabilità 2) la presenza significative componenti straordinarie negative 3) il deciso rafforzamento delle coperture a presidio dei rischi (credito e litigations in primis).
Al netto delle sole componenti straordinarie negative il risultato operativo sarebbe stato positivo per circa 36 milioni di euro, nonostante uno scenario di mercato molto complicato (tassi negativi ormai da molti trimestri) e una situazione aziendale del tutto straordinaria.
Queste le principali dinamiche gestionali:
Il margine di intermediazione si è attestato a 359 milioni di euro (461 milioni di euro nel primo semestre 2015). La dinamica della prima metà dell’anno ha riflesso pressoché esclusivamente il ridimensionamento dell’attività commerciale nonché condizioni di mercato particolarmente difficili.
Nel dettaglio il margine di interesse risulta pari a 203 milioni di euro (266 milioni nel primo semestre 2015) con un andamento che è stato impattato principalmente dal calo dei volumi (crediti ed attività finanziarie) oltre che dai tassi di mercato negativi. Il contributo al margine di interesse del portafoglio finanziario (circa il 10% del totale interessi attivi) risulta coerente con il ridimensionamento complessivo del portafoglio stesso.
Le commissioni nette si attestano a 150 milioni di euro (193 milioni nel primo semestre 2015) principalmente per il calo dei crediti e della raccolta indiretta che hanno negativamente penalizzato sia il contributo commissionale derivante dall’attività tradizionale che da quella amministrata e gestita.
Il risultato dell’attività di negoziazione e valutazione delle attività finanziarie si pone a 4 milioni di euro (6 milioni di euro nel primo semestre 2015) e comprende rettifiche di valore per circa 26 milioni di euro su alcune partecipazioni anche in conseguenza del particolare andamento negativo dei mercati finanziari a fine giugno.
A completare il quadro dei ricavi, si segnala il trend della voce “dividendi” che sono stati pari a 4 milioni di euro (5 milioni nella prima metà 2015) e quello della voce “altri proventi/oneri di gestione” pari a -1 milione (-9 milioni nella prima metà 2015).
I costi operativi si sono attestati a 397 milioni di euro (373 milioni di euro nel primo semestre 2015) ed includono circa 47 milioni di euro di componenti straordinarie negative e/o di competenza non strettamente limitata alla prima metà dell’esercizio. Nell’intero aggregato sono compresi il contributo annuale al Fondo di Risoluzione ed il canone Dta, che non erano presenti nella semestrale 2015.
Nel dettaglio le spese del personale sono pari a 205 milioni di euro (198 milioni di euro nel primo semestre 2015) ed includono gli oneri per gli incentivi all’esodo per circa 9 milioni (relativa alle uscite previste per l’intero 2016) nonché accantonamenti al fondo ferie e festività (destinato a ridursi con la fruizione delle ferie) per circa 3 milioni di euro. Il costo del personale della prima metà del 2015 aveva inoltre beneficiato del rilascio di precedenti accantonamenti relativi alla componente variabile della retribuzione. Le altre spese amministrative si attestano a 149 milioni di euro (120 milioni nel primo semestre 2015) ed includono la quota annuale (anche la parte di competenza del secondo semestre 2016) di contributi al Fondo di Risoluzione per circa 14 milioni, i costi relativi al progetto di quotazione/aumento di capitale e alla chiusura filiali per un costo complessivo di oltre 8 milioni ed il canone Dta per circa 10 milioni (di cui 6,6 milioni di competenza dell’esercizio 2015). Infine le rettifiche su immobilizzazioni materiali e immateriali sono pari a 42 milioni di euro (55 milioni nel primo semestre 2015) e comprendono rettifiche straordinarie non ripetibili per circa 16 milioni di euro e svalutazioni non ricorrenti sul portafoglio immobiliare per circa 3 milioni di euro.
Il risultato operativo ammonta quindi a -37 milioni di euro. Tale dato sarebbe positivo per circa 36 milioni di euro al netto delle componenti straordinarie negative.
Le rettifiche su crediti si sono portate a 258 milioni di euro (in miglioramento dai 307 milioni della prima metà del 2015), corrispondenti a 244 punti base annualizzati di costo del credito. Prosegue l’attento e rigoroso presidio del portafoglio creditizio che già ha caratterizzato gli ultimi trimestri.
Gli accantonamenti ai fondi per rischi e oneri sono pari a 74 milioni di euro (18 milioni a giugno 2015). La quota del fondo rischi e oneri relativa agli oneri potenziali connessi a cause o reclami su azioni Veneto Banca si porta pertanto a circa 102 milioni di euro.
Le dinamiche reddituali fin qui descritte hanno portato il Gruppo Veneto Banca a concludere il primo semestre 2016 con unrisultato dell’operatività corrente, al lordo della fiscalità, negativo per 366 milioni di euro (-281 milioni di euro nel primo semestre 2015).
Considerato l’impatto economico derivante dall’effetto fiscale e dalla quota di pertinenza di terzi, il Gruppo Veneto Banca ha archiviato i primi sei mesi dell’esercizio con una perdita netta di 259 milioni di euro, a fronte della perdita di 220 milioni di Euro registrata lo scorso giugno 2015.
PRINCIPALI DATI PATRIMONIALI
La raccolta totale, costituita da raccolta diretta, raccolta amministrata e risparmio gestito, si attesta a 45 miliardi di euro (50 miliardi a fine 2015).
La raccolta diretta pari a 22,2 miliardi di euro (24,4 miliardi a fine 2015) evidenzia un calo essenzialmente riconducibile al clima di incertezza che ha caratterizzato i mesi antecedenti alla conclusione dell’aumento di capitale. Nello specifico i “debiti vs clientela” si attestano a 14,8 miliardi di euro (17,7 miliardi a fine 2015), i “titoli in circolazione” a 7,4 miliardi (6,6 miliardi a fine 2015). Sulla dinamica dell’aggregato “debiti vs clientela” ha anche impattato il calo dei pronti contro termine con Cassa Compensazione e Garanzia passati a 0,7 miliardi (da 1,7 miliardi di fine 2015), mentre più eterogeneo è stato l’andamento dell’aggregato “titoli in circolazione” con il progressiva riduzione dello stock di obbligazioni “retail” (non più collocate da metà 2015 ed in calo di circa 0,8 miliardi nel semestre) da una parte e l’incremento delle cartolarizzazioni (in crescita di 1,8 miliardi nei sei mesi) grazie ad alcune operazioni effettuate nel corso del semestre. L’indicatore Lcr si è attestato al 30 giugno 2016 al 71% (53% a dicembre 2015) e si è portato all’87% a fine agosto a testimonianza del miglioramento dell’andamento della raccolta diretta a conclusione dell’aumento di capitale.
Il risparmio gestito e amministrato risulta pari a 22,9 miliardi di euro (25,6 miliardi a fine 2015). Nello specifico il risparmio gestito si attesta a 10,1 miliardi (circa 11 miliardi a fine 2015) e quello amministrato a 12,6 miliardi (14,4 miliardi a fine 2015).
In termini di esposizione interbancaria netta, il saldo a fine giugno risulta negativo per 1,2 miliardi (3,6 miliardi l’ammontare dei debiti verso banche, 2,4 miliardi i crediti verso banche). Con valuta 29 giugno 2016, il gruppo ha preso parte alla prima delle quattro aste TLTRO II poste in essere dalla Bce, rimborsando interamente i fondi ottenuti nelle precedenti operazioni per complessivi 2,3 miliardi di euro e aggiudicandosi nuovi fondi per il medesimo ammontare rimborsato (a fronte di un massimo richiedibile di 3,7 miliardi di euro), con scadenza 24 giugno 2020.
Alla data odierna le attività stanziabili immediatamente disponibili, al netto haircut, per operazioni di finanziamento presso la Bce sono pari a circa 2 miliardi di euro.
Al 30 giugno 2016 lo stock complessivo delle attività finanziarie detenute dal gruppo, al netto delle passività di negoziazione, ha sfiorato i 4,0 miliardi di euro, in diminuzione di circa 1 miliardo rispetto alle consistenze di fine dicembre scorso. I titoli di Stato italiani pari a 3,1 miliardi di euro continuano a rappresentare la componente principale dell’aggregato (circa 82%). Il peso del portafoglio finanziario sul totale attivo di Gruppo resta al di sotto della media di mercato.
Gli impieghi netti sono pari a 21,2 miliardi di euro (23,9 miliardi a fine 2015) anche a seguito delle iniziative di deleverage selettivo intraprese dalla rete commerciale a sostegno della posizione di liquidità e della diminuzione dei pronti contro termine (scesi di 0,6 miliardi) con controparti istituzionali.
I mutui si sono attestati a 10,4 miliardi di euro a fine semestre (erano 11,3 miliardi a fine 2015) e rappresentano poco meno della metà dello stock complessivo.
In miglioramento il rapporto impieghi su raccolta diretta pari al 95,5% rispetto al 98% di fine 2015.
I crediti deteriorati lordi si attestano a 7,9 miliardi di euro (7,6 miliardi a fine 2015), i crediti deteriorati netti a circa 5,0 miliardi di euro, sostanzialmente stabili rispetto ai 4,9 miliardi di fine 2015. Nel dettaglio le sofferenze lorde sono pari a 3,9 miliardi di euro (1,8 miliardi il valore netto), le inadempienze probabili lorde sono pari a 3,7 miliardi (2,9 miliardi il valore netto), le esposizioni scadute lorde 0,3 miliardi (circa 0,3 miliardi il valore netto).
Le coperture sul totale crediti deteriorati sono salite al 36,9% (39,2% inclusive delle posizioni stralciate) e sono in crescita di circa 160 bps rispetto a fine 2015 e di 415 punti base rispetto a giugno 2015. La copertura sulle sofferenze si pone al 52,9% (56,2% inclusive delle posizioni stralciate) in leggera crescita (+10 bps) rispetto a dicembre 2015. La copertura sulle inadempienze probabili si attesta al 22,4% (circa +30 bps rispetto a fine 2015), quella sulle esposizioni scadute al 10,4% (circa +110 bps rispetto a fine 2015).
Il 73% circa del portafoglio deteriorato lordo risulta assistito da garanzie reali e personali.
In calo del 36% rispetto al primo semestre 2015 i nuovi flussi da credito performing a credito deteriorato.
Il patrimonio netto (escluso il patrimonio di terzi) è pari a 2,6 miliardi di euro, il patrimonio netto tangibile a 2,5 miliardi di euro.
Dopo l’applicazione del “filtro prudenziale” relativo alle cosiddette “espunzioni” pari a complessivi 291 milioni di euro, i coefficienti patrimoniali (phased in) sono: CET 1 al 10,74% (superiore al coefficiente minimo del 10,25% fissato dalla BCE per il Gruppo) e Total Capital Ratio al 12,57%. Infine il livello di leva finanziaria (leverage phased in) è pari al 7,0%.
Le attività ponderate per il rischio sono pari a 21.392 milioni di euro, definendo un rapporto con gli attivi pari al 70%.
I PROSSIMI PASSI E IL NUOVO PIANO INDUSTRIALE
Archiviata la relazione semestrale al giugno 2016, il nuovo cda sta lavorando con il management per il rilancio del Gruppo Veneto Banca.
Un rilancio che parte dal varo, entro fine anno, di un piano industriale che prevede un’accelerazione sull’attività commerciale, una incisiva politica di riduzione dei costi, all’insegna della sobrietà, e una costante ricerca di maggiore efficienza a tutti i livelli.
Nuovo slancio verrà dato ai servizi e alle relazioni con la clientela, con l’obiettivo di rinsaldare i legami con i territori di riferimento.
Nell’ambito del nuovo piano, gli amministratori hanno ritenuto di rivedere la considerazione strategica circa il Gruppo Bim. Pertanto è stato valutato corretto il ritorno al consolidamento integrale “per linea” dei relativi saldi economico-patrimoniali.
Il consiglio d’amministrazione di Veneto Banca ha inoltre deciso di costituire un Fondo di Solidarietà per gli Azionisti più in difficoltà, che verrà alimentato dalla vendita di beni non funzionali all’attività bancaria, e di proseguire speditamente con l’iter per l’avvio dei tavoli di conciliazione.
Un piano all’insegna della riconciliazione con i territori che hanno perso fiducia nella banca, una riconciliazione che passa attraverso azioni concrete, a cui si aggiungerà, terminato lo studio richiesto ai consulenti legali, l’azione di responsabilità.