Verusca Lepri, socia di Intermediaria Group: “Oggi le donne puntano a dimostrare di poter raggiungere traguardi importanti”

Verusca Lepri, Intermediaria GroupUna pratica di mutuo non è fatta solo ed esclusivamente di numeri, è composta da una serie di fattori. Le donne, avendo una mentalità molto aperta, riescono a memorizzare e tenere presenti molteplici aspetti. Questo le rende molto brave a capire da subito quali sono gli aspetti positivi di una pratica di finanziamento”. È questo il messaggio che Verusca Lepri trasmette alle giovani donne che si apprestano a fare il lavoro di mediatrice creditizia e sono spaventate dal fatto di “non capire granché di numeri”. Toscana, poco più che quarantenne, attiva a Pistoia, Prato e Firenze, Lepri è mediatrice creditizia. Collabora con il gruppo We-Unit, polo di aggregazione e provider di servizi con oltre 300 collaboratori in tutta Italia, ed è socia di capitali in Intermediaria Group e in Alta Toscana Immobiliare, una delle agenzie immobiliari che fa parte del network Intermediaria Group.

Quali sono gli aspetti che le donne riescono a cogliere meglio degli uomini in una pratica di finanziamento?
Il settore della mediazione creditizia è un settore che secondo me richiede tanto intuito, perché la stessa pratica può essere vista in mille modi diversi. Quindi serve l’intuito per capire se quella pratica può essere fattibile e in quale istituto si può presentare. Altrimenti si rischia di dare false speranze ai clienti.

Oltre ai numeri, dunque, c’è dell’altro…
Nel nostro settore bisogna tenere sempre in grande considerazione il fattore umano, che non va mai sottovalutato. È proprio il fattore umano che fa sì che questo lavoro dia grandi soddisfazioni. Però, allo stesso tempo, questo comporta una grande assunzione di responsabilità. Si gioca non solo con i soldi, ma anche con i sogni delle persone.

Se lo aspettava quando ha cominciato a fare questo lavoro?
Ovviamente no. Non sapevo bene cosa aspettarmi, in realtà, perché ho iniziato a fare questo mestiere per caso. Penso che nessun bambino o nessuna bambina sogni di fare l’agente immobiliare o il mediatore creditizio. Però ho conosciuto una persona che lo faceva, per di più con estrema passione, e mi ha convinta a provarci. E da allora non ho più lasciato.

Come ha cominciato?
Ho iniziato la mia carriera 12 anni fa a Firenze in By You, Gruppo Ubi Banca, come agente in attività finanziaria. Poi, con la riforma del 2011, ho preferito avere un mandato da più banche. Sono quindi passata ad Altachiara Italia, che è stata poi inglobata in We-Unit, per la quale lavoro ancora oggi.

Che differenze ha trovato?
Sono due lavori diversi, due maglie diverse da vestire. Con la mediazione forse è più facile adattarsi, non essendo legati a un solo istituto.

Quando ha cominciato c’erano altre donne con lei?
Sì, c’erano altre donne. In particolare, agli esordi con me c’era un’altra ragazza, ma sono certa che non faccia più questo mestiere. È diventata mamma e poi si è dedicata alla famiglia. Un po’ lo scotto che paghiamo noi donne. Nel corso degli anni per fortuna la presenza femminile è aumentata. Oggi in We-Unit ho molte colleghe donne e tra l’altro sono tra le persone più in gamba che io conosca nel settore.

Con chi si trova meglio a lavorare, con gli uomini o con le donne?
Ho ottimi rapporti con le mie colleghe, nonostante si lavori in province d’Italia diverse. Se devo avere un contatto telefonico, è probabile che chiami loro piuttosto i colleghi uomini. Con le donne c’è una condivisione della quotidianità che non si riesce ad avere con gli uomini. È difficile, ad esempio, sentire un uomo che dica “non posso fissare un appuntamento a quest’ora perché devo andare a prendere mia figlia a ginnastica ritmica”.

La presenza femminile resta ancora minoritaria, però. Com’è lavorare in un settore prettamente maschile?
Essere donna costa più sacrificio e comporta sicuramente più difficoltà. I direttori delle banche, ad esempio, sono in prevalenza uomini e rapportarsi con loro è sicuramente più complicato per una donna che per un uomo. Già il fatto di non parlare di calcio elimina un primo background comune e complica in qualche modo la comunicazione. È un po’ come camminare sul filo. Però sono convinta che in questo settore le donne possano mettere in campo un’empatia che gli uomini non hanno. Per di più in questo momento mi sembra che le donne abbiano una voglia di rivalsa nei confronti degli uomini, hanno voglia di dimostrare che anche loro possono fare e possono arrivare. E dunque siamo sulla buona strada.

Ha mai avuto esperienze negative?
Ad essere sincera questo è l’unico settore in cui non mi è mai capitato. Ho sempre avuto la fortuna di incontrare colleghi che hanno avuto un grande rispetto nei miei confronti e non hanno mai cercato di approfittare del momento o della situazione. Forse proprio perché all’inizio eravamo poche donne. In certi casi si sono creati rapporti di amicizia duratura con i colleghi di quando eravamo agenti in attività finanziaria. Anche con alcuni che oggi hanno cambiato lavoro in seguito alla nuova normativa e alla restrizione del credito del 2012.

Ha avuto difficoltà a conciliare vita privata e vita lavorativa?
All’inizio c’è voluta tanta organizzazione. Io ho un figlio adolescente e sono una mamma single da tanti anni, quindi ho dovuto adattarmi ad avere dei riferimenti familiari al di là della coppia ma l’importante, volendo portare avanti qualcosa, è organizzarsi in maniera diversa. Ad esempio, io ho sempre avuto uno studio anche in casa per poter svolgere le attività tecniche, pratiche e operative. E ho sempre avuto tanto aiuto da parte dei nonni.

Consiglierebbe questo lavoro a una donna, e per quale motivo?
Assolutamente sì, perché una donna può appassionarsi a un mestiere come il nostro sia da un punto di vista emotivo, sia da un punto di vista tecnico. Però non lo consiglierei a tutte, perché bisogna avere un minimo di intraprendenza per fare questa attività. Non è un lavoro che dà uno stipendio fisso indipendentemente da quanto ci si impegna. Bisogna quindi tenere in considerazione anche le esigenze economiche di una famiglia.